​Cosa mangiano i cardinali durante il conclave? Curiosità, austerità e tradizioni gastronomiche

Roma Piazza San Pietro

Durante il Conclave, i cardinali elettori seguono una dieta semplice e bilanciata, pensata per mantenere la lucidità mentale necessaria in un momento così cruciale per la Chiesa. Al timone dei fornelli c’è un commando d’eccezione: le suore Figlie della Carità di San Vincenzo De’ Paoli. Nella moderna residenza-albergo vaticana, ogni pasto viene studiato per essere nutriente ma privo di eccessi, richiamando piatti tipici della cucina laziale come zuppe leggere, pasta condita con sughi semplici e verdure di stagione.

La giornata inizia con una colazione leggera: tè o caffè accompagnati da pane tostato e marmellata. Il pranzo è più sostanzioso, con piatti come pasta o riso con sughi freschi, carni bianche, pesce al forno, verdure di stagione e frutta fresca. La cena, invece, è frugale, per favorire un riposo rigenerante. L’acqua è sempre presente, mentre il vino è servito con moderazione e su richiesta. Superalcolici e cibi elaborati sono banditi. 

Le scelte alimentari tengono conto di ogni intolleranza o patologia, dal diabete alle allergie. Nessuno scarto è concesso: il cibo arriva per via interna, nessuna pietanza viene portata da fuori, e ogni piatto è sottoposto a severi controlli per evitare qualsiasi rischio, compreso quello di un avvelenamento (fiore all’occhiello del proverbiale “fidarsi è bene…”).

Curiosità e superstizioni a tavola: dalle restrizioni medievali alle regole moderne

La tradizione racconta che, fino al Rinascimento, i pasti dei cardinali viaggiavano in carrozza dalla propria residenza fino al Vaticano, scortati da ufficiali incaricati di controllare che non vi fossero messaggi nascosti nei ravioli o nelle torte. In caso di deadlock, dopo otto giorni venivano drasticamente ridotti i rifornimenti: solo pane, acqua e vino per accelerare l’elezione. Oggi quella dieta “draconiana” è un ricordo, ma rimane il principio di servire pasti semplici per non distogliere l’attenzione dal voto. 

Le norme severe erano state introdotte nel 1274 da Papa Gregorio X per accelerare l’elezione papale: dopo tre giorni senza consenso, i cardinali ricevevano un solo pasto al giorno; dopo otto giorni, appunto, solo pane e acqua. Queste restrizioni miravano a evitare lunghe elezioni e sono state in parte mantenute nel tempo, adattandosi alle esigenze moderne.

Tradizione e convivialità fuori dal Conclave

Prima dell’inizio del Conclave, i cardinali spesso si ritrovano nei ristoranti vicini al Vaticano per discutere informalmente. Luoghi come Al Passetto del Borgo, Marcoantonio e Il Mozzicone sono frequentati per piatti tradizionali come rigatoni alla norcina, spaghetti alla carbonara e tiramisù. Questi momenti conviviali permettono ai cardinali di confrontarsi in un ambiente più rilassato.

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Bartolomeo Scappi: il cuoco dei papi

Nel Rinascimento, Bartolomeo Scappi, chef personale di Pio IV e Pio V, descriveva nel suo libro “Opera dell’Arte del Cucinare” le precauzioni prese durante il conclave: i piatti venivano controllati per evitare messaggi nascosti e serviti attraverso una ruota girevole. Cibi come torte e polli interi erano vietati per prevenire comunicazioni segrete. 

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