Così ci contagiano i bengalesi. Pericolo moschee (video)

Bengalesi

La denuncia sui bengalesi è netta e circostanziata. Da far tremare i polsi. Chissà faccia anche drizzare le orecchie a chi di dovere. Allarme Covid, ma tutti in moscheaTra la comunità bengalese a Roma si prega ammassati come nulla fosse”.

E spicca sulle pagine del Tempo di ieri. Apertura in cronaca con richiamo in prima nazionale. Lo diciamo a beneficio di chi volesse interessarsi alla questione. Che so, la sindaca Raggi o il presidente della Regione Lazio Zingaretti, nonché segretario del Pd, qualora non fosse già impegnato nella campagna #abbracciaunbengalese. A lui piacciono queste effusioni, si sa. Un po’ meno le mascherine. Che al governatore ormai provocano solo incubi.

I bengalesi ci contagiano

Ma questa è un’altra storia. O magari il pigia pigia nei luoghi di culto islamici potrebbe interessare al suo assessore alla Sanità D’Amato. O addirittura al ministro della Salute, Speranza, quello che ha chiuso i voli dopo che il virus era entrato. O al ministro Lamorgese. Così ci accertiamo anche su quanti di questi posti siano più o meno abusivi.

E mentre al Celio scoppia la protesta dei cittadini per i tredici bengalesi infetti in quarantena a due passi dal Colosseo, ultima mazzata al turismo agonizzante della Capitale, ora abbiamo capito che il virus arriva dal Bangladesh. E chi deve, si dia una mossa. Per tutelare innanzitutto l’intera comunità.

E così spazziamo via farneticazioni di razzismo che arrivano proprio da un’associazione di bengalesi, tale Dhuumcatu, che magari su suggerimento di qualche anima bella di sinistra si appella al presidente della Repubblica e scende in piazza all’Esquilino puntando il dito su “xenofobia, persecuzione etnica e repressione burocratica” (vedi video).

Roba da pazzi. E se permettete, per tutelare anche noi italiani che dopo aver svernato tappati in casa per l’emergenza Coronavirus gradiremmo non ritornarci per un’eccessiva tolleranza buonista.

Le condizioni di promiscuità nelle quali vivono spesso nel nostro Paese la maggior parte dei bengalesi è sotto gli occhi di tutti. E l’igiene dei minimarket che gestiscono gridava vendetta anche nell’era pre-Covid.

Ma dopo aver tenuto serrati i portoni delle nostre chiese per quasi tre mesi è troppo chiedere che si intervenga ora sulle moschee dove il rischio contagio è altissimo? O chiudiamo solo i locali italiani, sottolineo italiani, bar e ristoranti dove lavoravano cittadini del Bangladesh risultati positivi? Come il lavapiatti dello stabilimento di Ostia.

Pericolo moschee

Al suo posto nonostante i sintomi evidenti di Covid. Che ha fatto così chiudere il lido e infettato, è risultato ieri dopo i controlli, anche i suoi coinquilini, sei, tutti bengalesi.

E se fosse anche andato a pregare in moschea? I signori sopra citati sarebbe bene facessero un salto a dare un’occhiata a Torpignattara, periferia della Capitale che ne ospita diverse. E dove regna un’anarchia sanitaria pericolosissima.

Sul Tempo ci sono anche gli indirizzi per agevolare l’impresa. La situazione è fuori controllo. Come si legge sulle pagine del quotidiano romano. Protocolli anti Covid inesistenti. Si prega senza rispettare il distanziamento sociale. E anche i bambini, poco più in là, studiano il Corano senza mantenere nessuna distanza di sicurezza.

Mentre i nostri figli ancora non è ben chiaro come, dove e quando potranno tornare in classe. Signori delle Istituzioni, nell’ordine- Governo, Regione e Comune- Torpignattara aspetta voi.