Così il governo Conte ci consegna a banche e strozzini (video)

Le chiusure di tantissime attività imposte dopo il lockdown del 9 marzo hanno ridotto sul lastrico una miriade di micro, piccole e medie imprese. Perché se è vero che se la passano male tutti, è chiaro che le attività private sono quelle in maggiore sofferenza. Soprattutto perché molti non hanno potuto neppure accedere ai meccanismi della cassa integrazione per i propri dipendenti. Nell’ultima versione del decreto Cura Italia si prevede fortunatamente la estensione degli ammortizzatori sociali anche per le aziende più piccole sotto ai cinque lavoratori. Ma per esempio resteranno escluse tutte le attività artigiane che dovranno ricorrere ai cosiddetti accordi bilaterali. E moltissime che non avevano attivato i relativi protocolli non avranno nemmeno quelle tutele. Allora il problema vero è l’accesso al credito per le famiglie italiane e per i piccoli imprenditori. Quella richiesta di immettere una liquidità immediata nei conti correnti avanzata a gran voce dalla leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni ma purtroppo rimasta senza risposta. Adesso la situazione sembra cambiare perché il governo ha varato il cosiddetto decreto liquidità. Venticinquemila euro per le micro e piccole aziende in crisi. Ma tra vincoli burocratici e ruolo delle banche il rischio è che si tratti dell’ennesimo provvedimento inutile. E gli strozzini che già fanno affari d’oro continueranno a brindare. Alla faccia dei poveri cittadini onesti.

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Decreto liquidità, ci sono 25.000 euro per le imprese in difficoltà. Ma solo se le banche dicono di sì

Le piccole e medie imprese sono in grandissima difficoltà per le chiusure imposte a causa dell’emergenza coronavirus. Molti esercizi commerciali stanno pensando seriamente a non riaprire e questo sarebbe una catastrofe. Da un punto di vista economico ma anche sotto l’aspetto di una possibile desertificazione sociale. Si chiedeva da più parti la possibilità di agevolare subito l’accesso al credito per i piccoli imprenditori e le famiglie ma purtroppo le cose non stanno andando bene. Il decreto liquidità infatti ha previsto la possibilità di chiedere prestiti fino a 25.000 euro per le piccole attività che dimostrino di essere in crisi. Ovviamente a causa dell’emergenza Covid 19. Ma attenzione, bisogna compilare una autocertificazione e inviarla alla banca. Che a sua volta farà una istruttoria perchè ogni istituto di credito è comunque sottoposto alla vigilanza della Banca d’Italia. E verosimilmente se l’azienda ha delle sofferenze o se magari ha già avuto un prestito ed è impegnata in un piano di rientro la somma non verrà erogata. In più i soldi andranno ovviamente restituiti. Con un pre ammortamento di 24 mesi durante il quale si pagheranno solo gli interessi. Che quindi vengono chiesti e come, alla faccia della solidarietà sociale tanto sbandierata in queste settimane. Ultimo aspetto, la cifra massima erogabile di 25.000 euro non potrà eccedere il 25 per cento del fatturato dell’anno precedente dell’impresa. Come dire, ci avete messo in mano alle banche e agli strozzini.

https://www.corriere.it/economia/finanza/20_aprile_17/niente-prestiti-imprese-sane-denuncia-presidente-commissione-banche-carla-ruocco-3e8a7f66-80bc-11ea-ac8a-0c2cb4ad9c17.shtml

Righini (FDI), riapertura solo con liquidità immediata e moratoria fiscale

Il consigliere regionale del Lazio di Fratelli d’Italia Giancarlo Righini è intervenuto duramente sulla crisi economica chiedendo un immediato sostegno agli imprenditori. Vogliono condannare a morte imprese e partite IVA ha dichiarato Righini. Sembra questo il piano del governo. Che chiede agli imprenditori di riaprire adeguandosi alle nuove regole. Ma in cambio offre solo la miseria di un prestito di qualche migliaia di euro. Oppure l’una tantum di 600 euro. In questo clima di incertezza e confusione non stupisce che stia montando la protesta. Così è partita la campagna #iononriapro sostenuta spontaneamente da imprenditori stufi del governo sia regionale che nazionale. Fratelli d’Italia propone l’adozione di concreti strumenti di sostegno immediato, prosegue Righini. Contributi a fondo perduto, moratoria fiscale e finanziamenti a tasso zero per attrezzare gli ambienti alle nuove modalità di lavoro. E semplificazioni amministrative e burocratiche. Serve subito un tavolo con le categorie produttive, ha poi concluso Righini. Per concertare misure organizzative diverse da quelle messe in campo dal governo e specifiche per ogni attività. In particolare per quelle che difficilmente alla riapertura potranno garantire il distanziamento previsto dalle norme anti contagio.

AUTOCERTIFICAZIONI e le BUGIE di un GOVERNO INCAPACE CHE MENTE ‼️

Pubblicato da Democrazia Fallita su Mercoledì 22 aprile 2020