Così la Raggi ha mandato in malora la fitta rete tranviaria romana

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Negli ultimi decenni tutti i sindaci che si sono insediati al Campidoglio hanno annunciato la “cura del ferro”. Si tratta del rilancio del trasporto su rotaia che avrebbe dovuto risolvere i problemi del traffico e dell’inquinamento. Anche Virginia Raggi ha inserito la “cura” nel suo programma, ma nonostante gli annunci tutto è rimasto nel libro delle buone intenzioni. Nessun prolungamento della linea 8 fino a Termini. Nessuna metropolitana leggera sulla Palmiro Togliatti. Fallito il completamento della linea C fino al centro di Roma. La “cura del ferro”, per ora, si limita allo scalcinato servizio di treni, metro e tram della rete già esistente.

Cura del ferro fallita

E pensare che Roma nel 1929, in epoca fascista, aveva una rete tranviaria tra le più estese in Europa. Un servizio capillare che collegava ogni angolo della città. Lo smantellamento è iniziato negli anni ’60 per fare posto agli autobus. Una scelta scellerata dovuta all’esaltazione del trasporto su gomma secondo la moda del momento, in ossequio al mito del petrolio. Le conseguenze sono state drammatiche. Traffico e smog sono arrivati alle stelle. Quando ci si è accorti dell’errore commesso ormai era troppo tardi. I binari, prima abbandonati e poi coperti dall’asfalto, sono stati rimossi impedendo la riattivazione dei percorsi già esistenti.

L’errore capitale di smantellare i tram

Nel 1980 è stata inaugurata la metropolitana dopo anni di attesa. La linea è entrata subito in sofferenza perché sovraccarica di utenti visto che la popolazione di Roma era nel frattempo notevolmente aumentata. La scelta del Comune di sopprimere e smantellare la linea tranviaria Termini-Cinecittà ha fatto riversare tutti i cittadini del quadrante sud-est sulla nuova linea metro mandandola in tilt. La logica avrebbe voluto che si mantenessero tutti e due i mezzi di trasporto smezzando il numero di utenti. Niente da fare. In poco tempo sono stati tolti i binari delle linee Stefer di Cinecittà, Via Eurialo e Capannelle con le conseguenze che abbiamo descritto.

Aspettando la funivia

Negli anni ’90 e 2000 abbiamo assistito a un rilancio, seppur modesto, del tram a Roma. La creazione delle linee 2 e 8 in occasione rispettivamente dei mondiali di calcio e del Giubileo è stato l’ultimo tentativo il rilancio del tram per la più volte sbandierata cura del ferro, dopo il nulla. Solo annunci. Il progetto di funivia Casalotti-Battistini della Raggi è sicuramente il più fantasioso. Neanche il sindaco marziano (Marino) si era spinto così lontano dal pianeta terra.

Dalla Raggi un errore dopo l’altro

Intanto però si continuano a commettere errori. Con l’entrata in funzione della metro C è stato prontamente soppresso il tram Termini-Giardinetti che effettuava lo stesso percorso sula via Casilina. Ci risiamo. Lo stesso errore del 1980. Per decongestionare il traffico il servizio va raddoppiato, non spostato da un tracciato a un altro. La zona della Casilina è densamente popolata, il tram di superficie, non andava sospeso.
La grillina Raggi parla di cura del ferro e di sistema di trasporti sostenibile, ma i fatti la smentiscono. I binari del tram da Centocelle a Giardinetti sono in stato di abbandono. Se non saranno riattivati, a breve non saranno più utilizzabili a causa del degrado. La storia dovrebbe insegnare a non ripetere gli errori commessi.
La linea Termini- Giardinetti è l’ultimo tratto rimasto della gloriosa linea Roma-Fiuggi che venne inaugurata nel 1916 dopo soli tre anni di lavori. Nel 1982 venne soppressa la diramazione fino a Piazza dei Mirti. Dal 1986 la linea era stata limitata alla Stazione di Pantano e poi successivamente a Giardinetti, fino all’apertura della metro C, con la successiva limitazione a Centocelle.

Riattivare la tratta Centocelle-Giardinetti

Vogliamo quindi evitare che si commetta lo stesso errore fatto nel 1980 con le linee Stefer. La tratta Centocelle-Giardinetti va riattivata subito. La “cura del ferro” non si può fare solo a parole. I cittadini della zona est di Roma hanno il diritto di avere un servizio tranviario efficiente. Poi penseremo alle funivie e alla diffusione dei monopattini tanto cari alla “sindaca”, ma intanto pensiamo a fare quel che si può realizzare subito, a costo zero.