Covid a Roma. Raggi controlli centri sociali e campi Rom

Raggi Covid

Memo Covid per Virginia Raggi (e non per polemica di parte). La sindaca della città ha compreso che stiamo correndo ancora qualche rischio, soprattutto laddove scarseggiano controlli?

Perché può accadere che una struttura sanitaria possa avere qualche problema, ma si risolve in qualche giorno. Se il Covid aggredisce un luogo dove la sanità non sanno nemmeno che cosa sia sono guai. Seri.

Centri sociali e campi Rom da controllare

È il caso del palazzo occupato alla Garbatella a piazza Pecile. Action anni addietro fece irruzione nei locali della Asl. Per un centinaio di immigrati. Ora lo stabile è isolato per via del coronavirus. I primi ad essere colpiti sono stati gli appartenenti ad una famiglia peruviana. Via via anche un’altra dozzina (almeno) di positivi.

Nella zona, ovviamente, c’è paura e 7colli ha documentato ripetutamente la situazione. Ma non è l’unico caso a rischio, anche se dal municipio e dalla regione si precipitano a dire “tutto a posto”. Glielo auguriamo. Nello stabile ci sono bagni in comune e tanta promiscuità. Ma la Raggi non sembra essersene accorta, eppure il Covid è in agguato. Se non lì, può colpire altrove.

A Roma ci sono una marea di stabili occupati e senza controlli. 23 di questi hanno già lo sgombero in via di attuazione e nell’elenco della prefettura ci sono note preoccupanti anche sotto il profilo sanitario oltre che per il rispetto inesistente della legge.

In totale gli immobili occupati sono 82 e sono “abitati” da undicimila persone delle più svariate nazionalità. Chi li va a fare i tamponi? E se li fanno fare?

La scheda legata al centro sociale di via Collatina (nella foto), ad esempio, con una popolazione di circa 350/400 persone provenienti da vari paesi africani è davvero istruttiva. “Accumuli di rifiuti, spaccio di stupefacenti, furti, lesioni, prostituzione”. E vari anni orsono addirittura otto casi di tubercolosi. Sicura, sindaca Raggi, che non si debba gettare uno sguardo sui pericoli per la salute pubblica da quelle parti o facciamo finta di niente?

A viale delle Province il centro sociale è legato al circuito antagonista. Il che per la Questura di Roma non significa esattamente circolo ricreativo. Nel corso del tempo, tra i 150 frequentatori del simpatico ritrovo, si registrano “uno stupro, aggressioni, liti tra occupanti, spaccio di sostanze stupefacenti”. San Vitale ritiene di dover fare una segnalazione particolare a Virginia Raggi? Che magari avvisa Zingaretti che a sua volta ci manda uno squadrone ben armato della Asl del territorio?

Memo per la Raggi sul Covid

Spazio 32, a San Lorenzo, ha una particolarità. Non solo spaccio potremmo dire, ma anche una serie di riunioni – sempre i soliti gentiluomini dell’antagonismo ultrasinistro – con riunioni a cui partecipano “compagni” delle varie province. Immaginiamo con quante risate quando si doveva esibire la famosa autocertificazione….

L’elenco continua ma rischia di apparire noioso. Se ne occupi la sindaca, poi tornerà a strillare contro Casapound. Ma lei è l’ufficiale sanitario della città e si deve preoccupare del rischio infezioni legate ai clandestini che stanno nei centri sociali. Nessuno li controlla.

Siamo tutti felici per i monopattini a Roma ma c’è qualcosa che deve diventare prioritario per il Campidoglio. Si sono ignorate le occupazioni più pericolose, chi le gestisce, e ora scopriamo che rischiano di trasformarsi in bombe sanitarie.

E per carità di patria non osiamo immaginare se il Covid sia andato a passeggio nei campi Rom della città. Sbrighiamoci, per favore, i controlli servono per tutti i romani.