Covid, Atac piange l’operatore di stazione Augusto Angelini. E i contagi in azienda salgono a 120

Non ce l’ha fatta Augusto Angelini. L’operatore di stazione della metropolitana A che dal primo di ottobre lottava  contro il covid. E le cui condizioni di salute dopo un periodo stazionario si erano improvvisamente aggravate. Tanto da necessitare di un ricovero al S. Filippo Neri  nelle ultime due settimane. Ma nonostante tutte le cure il 59 enne dipendente di Atac purtroppo è deceduto. Angelini faceva parte di una squadra di operatori di stazione, attivi tra Spagna, Flaminio e Lepanto. Tra i quali è scoppiato un vero e proprio ‘cluster’, con cinque contagiati. Oltre ad un addetto alla sicurezza. Il gruppo in realtà era diviso in due squadre. E appena l’uomo ha avvertito i primi sintomi della malattia, sono stati effettuati i tamponi. I colleghi adesso non si danno pace, e non si spiegano come l’esito per uno solo di loro possa essere stato letale. Stava bene, aveva qualche patologia pregressa ma nulla di grave, ha dichiarato a Roma Today un lavoratore che per motivi di privacy deve restare anonimo. E adesso Augusto non c’è più. Ma oltre al dolore per la perdita di un collega, ora tra gli operatori di stazione regna la paura. I gabbiotti della sicurezza sono comuni, hanno spiegato allarmati alla stampa. E anche gli spogliatoi. E contagiarsi in queste condizioni purtroppo e’ fin troppo facile.

Bomba covid in Atac. Autista positivo, 47 in isolamento

A metà ottobre in Atac i positivi al covid erano 40. In 3 settimane cresciuti del 200%, i protocolli in vigore non bastano più

La morte per covid dell’operatore di stazione della Metro A di Atac Augusto Angelini deve far riflettere tutti. In primo luogo l’azienda. Perché i focolai si stanno moltiplicando troppo in fretta, e il contagio sale in maniera esponenziale. Basti pensare che a metà ottobre, i positivi al covid tra autisti, macchinisti, operai e operatori di stazione erano appena una quarantina. Il 20 ottobre però si era già arrivati ad 80 casi. Con 300 persone tra colleghi e familiari in isolamento fiduciario. Tutto questo nonostante i protocolli in vigore e le misure anti contagio sempre più stringenti. “Rispettiamo tutte le regole sul posto di lavoro e stiamo molto attenti ma non è sufficiente», dicono i colleghi di stazione della metro. Che una volta entrati in servizio, condividono comunque gli spazi del gabbiotto e gli spogliatoi. Nell’ultima settimana si sono organizzati entrando solo uno alla volta: «Abbiamo paura, i numeri crescono giorno dopo giorno. Nell’ultimo mese – precisano – sono raddoppiati ogni settimana. Ci siamo resi conto che si sono sommati i contagi familiari a quelli sul posto di lavoro. Ecco perché c’è stata questa impennata». Ma è chiaro che i sindacati sono sul piede di guerra. E il Campidoglio e l’azienda del trasporto pubblico capitolino dovranno dare delle risposte in fretta. Prima che in azienda si diffonda il panico, perché per la diffusione del covid il trasporto pubblico rimane certamente uno dei settori a  più alto rischio.

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