Contro la variante Delta l’America ordina la terza dose di vaccino

Terza dose

I residenti negli Stati Uniti potranno farsi un terzo vaccino a otto mesi dalla seconda dose di Pfizer o Moderna. Lo ha dichiarato la portavoce della Casa Bianca, Jen Psaki, appoggiando la raccomandazione partita dai vertici della sanita’. L’obiettivo e’ creare una forte immunita’ contro la variante Delta, che risulta “altamente trasmissibile”.

Chi ha fatto il vaccino Johnson & Johnson dovra’ fare il secondo. All’inizio, se la decisione verra’ confermata, il “booster” riguardera’ i lavoratori degli ospedali e delle case di riposo. Poi tocchera’ agli anziani e, infine, al resto della popolazione.

L’America per la terza dose, in Italia dubbi

Reazioni contrarie in Italia.

“La terza dose non va proposta come una dose per tutti: sarebbe un errore perché c’è chi non ne ha assolutamente bisogno. Non può essere che a 8 mesi la facciamo a tutti indistintamente. Io sono assolutamente contrario”. Lo dice all’Adnkronos Salute Matteo Bassetti, direttore della clinica di Malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova, mentre si attende l’annuncio ufficiale dell’amministrazione Biden che sembra orientata al via libera per tutti gli americani a partire dal mese di settembre. E dopo che ieri Pfizer-BioNTech hanno inviato all’esame della Fda americana i primi dati sull’efficacia di un ‘booster’.

Per Bassetti è presto per deciderlo

“Negli Stati Uniti si parla di una terza dose tra 6 e 12 mesi ma un conto è a 6 mesi e un conto è a 12. A un anno di distanza – afferma l’infettivologo – siamo tutti d’accordo che probabilmente buona parte di noi dovrà fare la terza dose, che poi è quella di richiamo che si fa una volta all’anno. Discorso diverso invece – sottolinea – per quelli in cui, anche prima dei 6 mesi, potrebbe essere necessario fare la terza dose“. Chi sono? “Si potrebbe pensare a tutti quelli che hanno più di 70-75 anni, ma – chiarisce – bisognerà valutare sulla base dei dati e faranno una terza quelli che hanno malattie immuno-deprimenti. Però – raccomanda Bassetti – questa, a differenza della prima fase che è stata una campagna di massa, deve essere una campagna individualizzata che guarda all’esigenza del singolo”.

“Intanto bisogna dire che non è possibile pensare che nel mondo facciamo la terza dose unicamente con Pfizer, per cui attenzione, perché è chiaro che l’azienda pende dalla sua parte. Poi spetta a noi medici, come scienziati, dire che cosa è giusto fare”, spiega ancora.