Crypto truffa ai danni della mamma di Valeria Marini: condannato produttore cinematografico

A destra, Valeria Marini, a sinistra, sua mamma

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È calato il sipario in una delle aule di piazzale Clodio su una vicenda che intreccia televisione, criptovalute e risparmi di una vita. Il tribunale di Roma ha condannato in primo grado a un anno di reclusione, con pena sospesa. Un produttore cinematografico ritenuto responsabile di una maxi truffa ai danni di Gianna Orrù, 87 anni, madre della showgirl e attrice Valeria Marini. Secondo l’accusa, l’uomo si sarebbe presentato come esperto di finanza e investimenti innovativi, promettendo rendimenti importanti grazie alle criptovalute. In realtà, per i giudici, dietro quelle promesse si nascondeva un raggiro ben orchestrato, capace di prosciugare oltre 300 mila euro dai conti dell’anziana donna.

Dai primi 10 mila euro al buco da 335 mila

La storia comincia ufficialmente il 28 febbraio 2020, quando Gianna Orrù decide di sporgere querela. In quella circostanza racconta di essere stata convinta a effettuare un primo investimento di 10.000 euro su una piattaforma di criptovalute. Il denaro, però, non viene versato su un conto di trading finanziario, ma finisce sul conto corrente personale del produttore cinematografico. Con la giustificazione che poi sarebbe stato girato a una terza persona incaricata di operare sui mercati. Lo schema si ripete più volte, con nuovi bonifici e nuove promesse di guadagni. In poco tempo, la cifra complessiva affidata dall’anziana donna arriva a 335.000 euro, una somma enorme per chi pensava di mettere al sicuro e far fruttare i propri risparmi.

Quando lo spettacolo incontra la finanza

Il legame tra la vittima e il produttore cinematografico nasce nel mondo dello spettacolo. L’uomo, infatti, conosce Gianna Orrù tramite la figlia Valeria Marini, in occasione di una possibile produzione televisiva o cinematografica. Da lì, i contatti proseguono e il rapporto si sposta lentamente dal piano lavorativo a quello personale ed economico. In udienza, la stessa Marini ha ricordato come lui la contattasse spesso per discutere di progetti e collaborazioni, mentre la madre le aveva solo accennato agli investimenti, in un periodo in cui la showgirl era spesso all’estero per lavoro. In questo intreccio di telefonate, riunioni e promesse, la figura dell’uomo assume sempre più i contorni del consulente di fiducia.

La promessa di guadagni facili con le criptovalute

Secondo gli atti, il produttore cinematografico avrebbe inscenato una vera e propria “recita”, simulando di essere un investitore autorizzato e ben introdotto nel mondo della finanza internazionale. Avrebbe parlato di contatti con un presunto amministratore di una società cinese, contratti di investimento pronti da firmare, operazioni sofisticate su piattaforme di criptovalute. Documenti e spiegazioni tecniche avrebbero contribuito a rendere credibile il quadro, spingendo l’anziana donna a fidarsi e ad aumentare progressivamente gli importi versati. Ma i guadagni promessi non arrivano mai e, con il passare dei mesi, le rassicurazioni si trasformano in silenzi, rinvii e scuse sempre più difficili da sostenere.

Dalla speranza alla denuncia e alle telecamere

Quando Gianna Orrù capisce che i soldi non rientreranno, decide di rivolgersi alla magistratura, mettendo nero su bianco l’intera vicenda. Da lì parte il procedimento per truffa che, nel frattempo, attira anche l’attenzione dei media. Il produttore cinematografico viene intervistato nel 2022 dalla trasmissione “Le Iene” e, davanti alle telecamere, respinge ogni accusa. Presentandosi come parte lesa o vittima di malintesi. La versione non convince però gli inquirenti né, alla fine, i giudici di primo grado. Che nella loro ricostruzione parlano di una messa in scena studiata in ogni dettaglio. Dai contratti alle conversazioni, fino alla narrazione di inesistenti operazioni finanziarie.

Le ferite invisibili di una truffa

Oltre ai numeri, restano le ferite personali. “La truffa è come una violenza, si sentiva umiliata”, ha raccontato in aula Valeria Marini, descrivendo lo stato d’animo della madre dopo aver scoperto di essere stata raggirata. Per un’anziana di 87 anni, non si tratta solo di una perdita economica, ma di un crollo di fiducia verso chi si era presentato come alleato e amico. La condanna del produttore cinematografico è solo il primo atto giudiziario, perché la sentenza è di primo grado e potrà essere impugnata. Ma per Gianna Orrù, la pagina più dolorosa di questa storia – quella in cui i risparmi di una vita si trasformano in un incubo – è già stata scritta.