Da Albano a Montecitorio a piedi per la liberazione dei pescatori rapiti

Partiti da Albano Laziale due armatori, madri, mogli e figlie dei pescatori prigionieri in Libia da quasi due mesi, sono arrivati a Montecitorio al termine di una passeggiata di 30 chilometri. Una protesta pacifica e silenziosa contro le mancate risposte delle istituzioni sulle condizioni dei marittimi sequestrati dalle autorità della Cirenaica. “L’abbiamo organizzata insieme a un gruppo di amici romani, che tanta solidarietà stanno avendo nei nostri confronti, per sensibilizzare il nostro Governo affinché ci dia risposte concrete – spiega all’Adnkronos Marco Marrone, armatore di uno dei due pescherecci, il Medinea.
Nessuna notizia certa sui pescatori
“Da 55 giorni non abbiamo alcun dato certo di come stiano i nostri pescatori – dice -. Le risposte arrivano sempre uguali, dal giorno 1 ci dicono che stanno bene, che sono trattati bene, che mangiano, che hanno ricevuto i farmaci di cui qualcuno di loro ha bisogno. Ma mai abbiamo avuto una prova certa delle loro buone condizioni, non siamo mai riusciti a sentirli. Con noi ci sono mogli, madri, figlie, mentre a Mazara, dagli stessi giorni in cui noi siamo in presidio fisso a Montecitorio, altri non si muovono da sotto il Comune.

“Da 35 giorni dormiamo davanti al parlamento”
Da 35 giorni dormiamo in tenda davanti al Parlamento – continua l’armatore – tra noi c’é una signora di 74 anni, le figlie 20enni di due marittimi, siamo in una situazione assurda. Dopo 55 giorni non abbiamo ricevuto nemmeno una pacca sulle spalle dal nostro governo, non è mai sceso nessuno a darci conforto, a proporci una sistemazione, a dirci di non stare al freddo, a digiuno, a rassicurarci con risposte più concrete, dirette. A darci una parola di conforto”. E ancora: “Il nostro caro ministro – continua Marrone – non si è preoccupato mai una volta di passare da noi e dire di andare via, a proporci un contatto diretto. Ci sarebbe bastato anche questo, ma non c’è stato, e noi continueremo finché non verranno rilasciati i nostri pescatori.
Delusione e rabbia per la sorte dei pescatori
Di Maio ci ha ricevuti il 29 settembre scorso, un mese fa, insieme al Presidente Conte a Palazzo Chigi, ci hanno rassicurato del fatto che i nostri pescatori stanno bene. Ho chiesto personalmente al Premier se avesse una prova, se avesse visto o sentito i nostri marittimi in Libia. Ha detto di no ma poteva assicurarci, dalle informazioni che hanno, che stanno bene. Mi ha anche guardato negli occhi, promettendomi che li riporteranno a casa sani e salvi, pescherecci e pescatori. Siamo veramente delusi e arrabbiati, la trattativa complessa per quanto possa essere non vieta di tenerli in detenzione nei loro pescherecci o di metterli in contatto con le mogli e le mamme. E intanto la disperazione cresce di giorno in giorno”.