Da Anzio al Cile, le gemelle Mereu riabbracciano la mamma dopo 46 anni: e dietro le adozioni spunta un business da oltre 50mila minori

Abbraccio tra Beatrice - Adelia e la mamma

È stato un abbraccio che ha attraversato l’oceano, quello due gemelle Mereu e la loro madre. Da Anzio al Cile, dopo una ricerca durata 46 anni e che, dopo il nostro articolo e l’intervento de “Le Iene”, ha avuto un lieto fine, tra lacrime e sorrisi. Beatrice, una delle due sorelle, vive sul litorale romano, ad Anzio, la sua gemella Adelia invece ora abita in provincia di Monza. Ma la vita di Beatrice, come quella della gemella, è stata costruita su un nome che non era il suo, su un passato che sembrava sparito. E ora quel passato ha un volto: Maria Soto Toro, la madre, è tornata a stringere le figlie che credeva perdute per sempre.

Beatrice e Adelia, identità spezzate

Tutto è cominciato con un test del DNA fatto da un nipote che cercava radici cilene. Quel controllo ha svelato una corrispondenza con Maria Soto Toro e ha acceso un circuito di verifiche, messaggi e ricerche che ha portato, in breve tempo, al contatto con la donna in Cile. Beatrice e Adelia, cresciute in una prima famiglia italiana dove l’amore materno si dimostrava a suon di botte, hanno scoperto di essere nate in un ospedale cileno nel pieno della dittatura di Pinochet e di essere state affidate all’estero giovanissime, in circostanze che oggi sollevano interrogativi pesanti. Le due sorelline in Cile si chiamano in realtà Maria Luisa e Valeska Janette. Ma poi accade qualcosa di strano e arrivano in Italia.

“Sapevo che mancava un pezzo, ma non avevo idea di quanto fosse grande. Quando ho scoperto mia madre, ho pianto per giorni. Avevo ritrovato la mia storia, ma avevo perso una vita intera senza sapere chi fossi davvero”, racconta Beatrice. Cresciute entrambe con una famiglia che le ha amate, ha sempre sentito che le mancava qualcosa. “È stato come vivere sospesa. Anche perché quello amorevole era mio padre adottivo, non mia madre. Mi è sempre mancato il calore materno. E quando è morto mio padre, ho sentito il vuoto. Scoprire di avere la mia vera madre in Cile e sapere che cercava me e mia sorella da sempre mi ha fatto stare bene e male allo stesso tempo. Perché io avevo una madre, ma lei aveva sofferto per 46 anni”.

Il racconto della mamma

“Ero andata a fare una visita dal pediatra. E lui mi ha detto che le bimbe erano sottopeso, le doveva trattenere”, racconta, dal Cile, Maria Soto Toro. All’epoca aveva solo 18 anni. E le dicono che, fino a quando le bimbe non si riprendono, devono essere affidate a un’associazione di suore, molto conosciuta in Cile, che le curerà. E lì scattano delle foto alle bimbe. Per un periodo Maria va a trovare le sue figlie, che la riconoscono con grandi sorrisi. Poi, il nulla. Le dicono che non ha i requisiti per crescere le bambine. Inizia una lotta tra Maria e l’assistente sociale. Ma è una lotta impari, perché l’associazione ha già iniziato le pratiche di adozione in Italia. E nei loro certificati di adozione, si scoprirà in seguito, c’è scritto che i genitori sono “sconosciuti”.

E la famiglia adottiva non è delle migliori. La “mamma” le picchia con il matterello, non è certo amorevole. Fino a 12 anni hanno un’infanzia senza amore materno. Si sentono gemelline “comprate” e adottate, mai amate. Intanto, in Cile, la vera madre non si arrende e continua a cercarle, per 46 anni, chiedendo sempre di loro, ovunque.

Le “strane” adozioni: un business da oltre 50mila minori

Ma il caso di Beatrice e Adelia non è purtroppo il solo. Si parla infatti di oltre 50mila minori scomparsi. E dietro questa macabra tratta, potrebbero esserci figure istituzionali come giudici, assistenti sociali e e operatori religiosi che hanno approfittato del caos politico e sociale del tempo per permettere che bambini venissero esportati e affidati in modo irregolare. Sono gli anni della dittatura di Augusto Pinochet, quando migliaia di neonati, dietro compenso, furono sottratti, dichiarati morti o smarriti, e poi mandati all’estero, dove furono adottati, assumendo altri nomi. Un business che, in un paese alla fame, portava denaro fresco dall’estero.

Beatrice e Adelia sono riuscite a riabbracciare la loro mamma. Ma tanti non hanno mai avuto questo privilegio e forse non lo avranno mai.