Da eroe della lotta al Covid alle accuse di abusi sessuali: chi è Marco D’Annunzio, il medico arrestato a Milano

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Nel periodo più critico della lotta al Covid alcuni giornali lo avevano citato addirittura tra i medici eroi della lotta al Covid: Marco D’Annunzio, medico infettivologo arrestato ieri per abusi sessuali su 6 giovani pazienti, è passato in poco tempo dagli altari alla polvere. Alcune ragazze, sotto choc, si erano confidate con le amiche, raccontando le pratiche di quello che fra gruppi di giovani era già noto come “il medico porco”.

Il dirigente medico infettivologo, 43 anni, originario della provincia di Pescara, prestava servizio al centro delle malattie infettiva di via Jenner, all’Ats città metropolitana di Milano: è finito ieri ai domiciliari dopo un’inchiesta durata oltre sei mesi.

Approfittando della paura delle pazienti ha messo in atto condotte di particolare “gravità e crudeltà, subdole e ricattatorie” nonostante gli ammonimenti del responsabile del centro. L’indagine, coordinata dal V Dipartimento della procura, riguarda presunti abusi che dirigente medico infettivologo avrebbe commesso tra l’agosto 2021 e il febbraio 2022.

Per il giudice l’indagato mostra “una spiccata capacità a delinquere” poiché “ha agito senza manifestare alcun tipo di scrupolo in merito alla scelta delle vittime, ragazze giovani e il più delle volte psicologicamente fragili: il medico ha più volte, a fronte dei problemi personali confessati dalle ragazze, offerto un sostegno psicologico con il fine di instaurare un rapporto di fiducia con le stesse per poi agire nel suo intento illecito con maggiore facilità”.

Per il gip Marco D’Annunzio ha abusato di almeno 6 giovani pazienti

Se in due occasioni è entrato in azione al di fuori della struttura sanitaria, la sua spregiudicatezza “è desumibile dall’assenza di qualunque tipo di scrupolo di essere scoperto, dal momento che i luoghi in cui si sono realizzati quasi la totalità dei fatti di reato sono proprio gli ambulatori della struttura, ambienti facilmente accessibili dal resto del personale sanitario”. Non solo: “l’attitudine criminale del D’Annunzio emerge dalle numerose chat a contenuto erotico rinvenute dagli inquirenti nel corso dell’attività d’indagine; si rileva, pertanto, la totale inadeguatezza di un’eventuale misura non custodiale alternativa, in quanto insufficiente ad impedire con certezza all’indagato qualsiasi contatto con ulteriori eventuali vittime, adescabili in qualunque circostanza della vita quotidiana”.

Per ironia della sorte, Marco D’Annunzio, da marzo 2020 a maggio 2021, aveva prestato servizio come membro dell’unità di crisi per il Covid di Sondalo per la Valtellina e l’Alto Lario. Un’attività che gli aveva fatto conquistare anche riconoscimenti pubblici. Prima del trasferimento a Milano e delle accuse atroci di queste ore.