Da Roma ad Abu Dhabi, preso il mandante dell’omicidio di Torvaianica: 150mila euro per uccidere Shehaj Selavdi (FOTO E VIDEO)

operazione congiunta polizia carabinieri

Era sparito da mesi, lontano migliaia di chilometri da Roma, ma la sua latitanza è finita in un hotel di Abu Dhabi. Lì, la Polizia degli Emirati Arabi Uniti, in collaborazione con il Servizio di Cooperazione Internazionale di Polizia (SCIP), ha catturato Altin Sintomaticittadino albanese considerato un nome di peso nel narcotraffico romano. Per gli inquirenti è il mandante dell’omicidio di Torvaianica, quello avvenuto in pieno giorno, il 20 settembre 2020, davanti a decine di bagnanti sotto il sole. A rimanere ucciso di Shehaj Selavdi, detto “Simone Passerotto”. Una cattura importante, arrivata dopo anni di indagini, che chiude il cerchio su una delle vicende criminali più feroci legate alla criminalità albanese attiva nel Lazio.

L’omicidio di Torvaianica e i 150mila euro del delitto

Secondo la Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, l’uomo avrebbe ordinato l’esecuzione del delitto e versato 150mila euro in contanti al killer come compenso. L’omicidio, consumato sulla spiaggia di Torvaianica, a poche centinaia di metri dal centro, portava la sua firma: una vendetta di sangue in pieno stile criminale, compiuta in mezzo ai bagnanti attoniti.

Le indagini — condotte in sinergia da Carabinieri del Nucleo Investigativo di RomaSquadra Mobile e SCO della Polizia di Stato — hanno costruito un quadro accusatorio solido. Altin Sintomati Altin sarebbe il mandante che ha ordinato a CALDERON Raul Esteban l’omicidio di SHEHAJ Selavdi, consegnandogli poi 150.000 euro in contanti come corrispettivo per l’esecuzione. Per quel delitto due persone sono già state condannate all’ergastolo dalla Corte d’Assise di Frosinone: a Raul Esteban Calderon come esecutore materiale, mentre a Giuseppe Molisso come complice diretto. Ma secondo gli inquirenti, il cervello dell’operazione era lui, il boss arrestato negli Emirati.

Il re della cocaina di Roma

Non solo sangue, ma anche affari. In un altro procedimento parallelo, lo stesso uomo risulta tra i principali fornitori di cocaina della Capitale, al vertice di un sistema di rifornimento che riforniva le piazze di spaccio più attive di Roma. Un’organizzazione che i Carabinieri del Comando Provinciale di Roma hanno smantellato lo scorso marzo, con un’operazione di polizia giudiziaria che ha fatto cadere una fitta rete di intermediari e spacciatori. Quando il blitz è scattato, lui era già sparito. Aveva fiutato l’arrivo dell’operazione e si era messo al sicuro all’estero, spostando la propria base logistica proprio negli Emirati Arabi Uniti, dove viveva protetto da contatti e denaro.

Il boss che non doveva essere preso

Il Red Notice internazionale, emesso su richiesta della DDA di Roma, è stato decisivo per rintracciarlo. La caccia al latitante è durata mesi. Da Roma a Tirana, da Dubai a Abu Dhabi, una lunga pista di denaro, telefoni e intermediari che alla fine ha portato gli investigatori a identificarlo. Nessun covo, nessun nascondiglio: l’uomo viveva come un imprenditore, spostandosi tra appartamenti di lusso e locali esclusivi. Ma il cerchio si è chiuso grazie alla collaborazione internazionale e a un lavoro di intelligence certosino.

Ora il presunto mandante dell’omicidio e narcotrafficante di primo piano dovrà tornare in Italia. Su di lui pende un’inchiesta pesante: omicidio aggravatoassociazione per delinquere finalizzata al traffico di droga e latitanza preordinata alla fuga. Gli inquirenti lo descrivono come un uomo freddo, strategico, capace di gestire contemporaneamente affari da milioni di euro e regolare conti con la violenza.

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