Da Usl ad Asl: dal 1992 40mila operatori sanitari in meno. Così il Covid ci ha messo in ginocchio

 

A fronte dei significativi miglioramenti registrati dal 1992, con la trasformazione delle Usl in Asl “a partire dal 2010, il personale ha subito un forte decremento pari al 5,6%, circa 40mila operatori”. E’ quanto emerge dall’indagine della Federazione italiana delle aziende sanitarie e ospedaliere presentata a Roma nell’anniversario dei 30 anni dalla nascita delle aziende sanitarie pubbliche. “Si tratta di una conseguenza dei provvedimenti previsti dalla legge di bilancio 2010. La quale ha introdotto un tetto alla spesa per il personale pubblico. Questo, unito al blocco del turnover e ai provvedimenti sulla gestione dei Piani di rientro, ha condotto alla situazione di debolezza evidenziata nell’emergenza pandemica. Oltre 5mila medici in meno, quasi 11mila infermieri in meno, più di 23mila altri operatori sanitari in meno. In totale -40mila unità”.

“A questo si aggiunge l’incremento dell’età media del personale, per cui più della metà dei medici del Ssn ha oggi più di 55 anni, la percentuale più elevata d’Europa, superiore di oltre 16 punti alla media Ocse”, prosegue la Federazione.

I medici: e i contagi continueranno ad aumentare

“I fragili sono i più a rischio con tutti questi contagiati. Se ci mettiamo la mascherina dove c’è assembramento, probabilmente salviamo qualche vita”. Così Filippo Anelli, presidente della Federazione degli Ordini dei medici (Fnomceo), intervenuto a Radio Cusano Campus. “I 2mila morti di questo mese sono meno di quelli che avremo nel prossimo mese se i contagi continueranno ad aumentare – rimarca Anelli -. Coloro che vanno incontro a degli effetti importanti della malattia sono soprattutto i pazienti fragili e anziani. Abbiamo visto che questa variante nella stragrande maggioranza dei casi non crea grandi problemi. Però il numero di contagiati è straordinariamente alto, un milione è decisamente un numero sottostimato. I numeri stanno aumentando e questo si riverbera sulle persone che hanno altre patologie e sono più a rischio”.

Speranza: col Covid dovremo ancora fare i conti

Anche il ministro della Salute concorda. “Francia e Germania sono molto sopra i 100mila casi al giorno, noi siamo in una fase di ripresa dei contagi che crescono e se si alzano. Anche se la percentuale di ricaduta sui nostri presidi sanitari è più limitata rispetto al passato, ci sarà comunque una ricaduta con cui dover fare i conti”. Lo ha sottolineato il ministro della Salute Roberto Speranza, ricordando che il “Covid è ancora una sfida aperta, la partita non è archiviata: ce lo dicono i numeri di questi giorni”.