Dal Papa finalmente una condanna contro il fanatismo islamico

Santa Sofia con lo sfregio di Erdogan non lascia indifferenti i cattolici, costernati dal fanatismo islamico. E ieri – finalmente – lo ha detto pure Papa Francesco durante l’Angelus. Lo meritava il popolo dei credenti, attonito per le notizie arrivate dalla Turchia.
“Penso a Santa Sofia e sono molto addolorato”. Così Papa Francesco, durante l’Angelus domenicale, ha voluto rompere il silenzio sulla decisione del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, islamico, di convertire in moschea l’edificio simbolo di Istanbul, patrimonio mondiale dell’Unesco.

Santa Sofia diventa moschea
Chissà quanto ci ha dovuto pensare il Pontefice e se la diplomazia vaticana ha dovuto muovere qualche passo di quelli importanti. Fanno rumore le parole del Papa anche se arrivano ben due giorni dopo la firma del decreto di Erdogan che ha suscitato critiche anche in Italia.
Sulla vicenda è intervenuto anche il Consiglio ecumenico delle chiese, che ha inviato una lettera al presidente turco esprimendo tutto il suo “dolore e sgomento”. Ioan Sauca, segretario generale ad interim della Cec, scrive nella missiva che dal 1934 Santa Sofia “è stata un luogo di apertura, incontro e ispirazione per persone di tutte le nazioni e religioni”.
La chiesa fu costruita 1.500 anni fa come cattedrale cristiana ortodossa. Nel 1934 divenne un museo e successivamente venne proclamata patrimonio mondiale dell’Unesco. Il prossimo 24 luglio è fissata la prima preghiera islamica nella nuova veste. Una notizia che ancora oggi stentiamo a credere possibile.
“Sono obbligato a comunicare il dolore e lo sgomento del Consiglio mondiale delle chiese, e delle sue 350 chiese membri in oltre 110 paesi, che rappresentano più di mezzo miliardo di cristiani in tutto il mondo“, prosegue Sauca che aggiunge: “Decidendo di riconvertire la Basilica di Santa Sofia in una moschea, si inverte quel segno positivo dell’apertura della Turchia, in un segno di esclusione e divisione”.
Turchia sempre più Stato islamico
La Turchia, per bocca del portavoce del presidente turco, Ibrahim Kalin, assicura che le iconografie religiose nell’edificio “non saranno toccate” e saranno visibili alle persone di ogni credo. E ci mancherebbe. Ma ci si può fidare di uno Stato sempre più integralista?
Le preoccupazioni della comunità internazionale hanno buona ragione di manifestarsi come ferme e indignate: trasformare un “luogo emblematico” come Santa Sofia da un museo a una moschea, “inevitabilmente creerà incertezze, sospetti e sfiducia – sostiene Sauca – minando tutti i nostri sforzi per riunire persone di fedi diverse al tavolo del dialogo e della cooperazione”.
E c’è chi ancora vorrebbe Ankara al tavolo europeo…