E D’Alema ricorda la “lezione di sociologia italiana da Storace”

Improvvisamente, D’Alema e Storace. Un aneddoto sconosciuto ai più che l’ex premier decide di rivelare. È un avviso alla classe dirigente politica, probabilmente.

Massimo D’Alema tesse le lodi dell’opposizione, anche se, avverte “un partito che sta sempre all’opposizione è come una persona che non fa mai l’amore. A un certo punto gli vengono i brufoli”. Alla presentazione del libro di Goffredo Bettini a Napoli, con Dario Franceschini, l’ex presidente del consiglio ragiona del futuro del Pd. Il partito di Enrico Letta si trova dopo molti anni di governo a rivestire il ruolo di oppositore al governo Meloni.

“Può essere una buona occasione, un esercizio utile”, dice anche se confessa che secondo lui un partito deve puntare alla prova del governo. In ogni caso ora l’opposizione può servire ai Democratici in primo luogo “per richiamare i dirigenti a occuparsi del partito e non del governo. E poi a occuparsi di se stessi, incamerare energie, e fare un po’ di pulizia”, a cominciare dal “conformismo di quelli che vengono da te proprio perche’ sei al governo”.

D’Alema ricorda quella lezione di Storace

In questo senso D’Alema cita una lezione “di sociologia italiana” ricevuta da Francesco Storace, “un fascista, ma simpatico”. Correva l’anno 1996 e il centrosinistra era appena arrivato al governo con Romano Prodi. D’Alema e Storace, entrambi sostenitori della prima squadra della Capitale, si incrociarono allo stadio. “Ora ti do l’elenco di quelli che verranno da te, ti abbracceranno e ti diranno con le lacrime agli occhi ‘finalmente abbiamo vinto'”, disse Storace a D’Alema, a margine di una partita della Roma. E aggiunse: “Sono gli stessi che sono venuti da noi”.

Il trasformismo che non bisogna mai dimenticare

D’Alema col sorriso spiega di non aver mai dimenticato quella lezione: “L’ho sempre tenuta a mente perché quando sei all’opposizione vengono meno persone a trovarti”.

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