Damiano David, doppio sold out a Roma e pace fatta coi Måneskin: gruppo quasi pronto a tornare insieme

Due serate incandescenti, due sold out consecutivi, oltre 20 mila spettatori in delirio. Damiano David conquista Roma con il suo “World Tour 2025”, infiammando il Palazzo dello Sport l’11 e 12 ottobre. Una doppietta che conferma la forza magnetica dell’ex frontman dei Måneskin, ora protagonista assoluto della scena musicale internazionale. Con 34 date in calendario, tutte tra Europa, America e Asia, la tournée si annuncia già come uno degli eventi live più seguiti dell’anno.
Il tour accompagna l’uscita del suo primo album da solista, FUNNY little FEARS, che ha superato i 900 milioni di stream globali in poche settimane. Un successo planetario, frutto di una metamorfosi artistica e personale che lo ha portato a esplorare sonorità più intime, cupe, ma di straordinaria potenza emotiva.

Minimalismo e verità sul palco
Alle 21 in punto le luci si spengono e sul palco compare una semplice scritta: Damiano David. Nessun effetto speciale, nessuna scenografia eccessiva. Solo lui, la musica e una band essenziale. Si parte con Born with a Broken Heart, seguita da The First Time e Mysterious Girl. Il pubblico esplode, canta ogni parola, si muove come un’unica massa vibrante.
«Ho voluto dividere questo live in tre parti – racconta Damiano dal palco – perché così è stata la mia vita finora». E in pochi minuti, la sua voce ferma e sincera trasforma un concerto in una confessione pubblica. Parla dei dieci anni trascorsi con i suoi compagni di band, di un sogno vissuto fino in fondo, ma anche della necessità di ritrovarsi. «Qualcosa dentro di me si era rotto», ammette, «e dovevo capire chi fossi davvero».
La rinascita di un artista
Sul palco Damiano non è più solo un frontman: è un uomo che racconta la propria fragilità. Dopo un anno di silenzio e riflessione, dice di aver trovato la sua “idea di perfezione” attraverso la musica. FUNNY little FEARS nasce proprio da quel vuoto che aveva bisogno di essere riempito non dal successo, ma dall’onestà.
Le sue parole non cercano la commozione facile. Sono lucide, dirette, quasi taglienti. Il pubblico ascolta in silenzio, poi esplode in un applauso che somiglia più a un abbraccio collettivo che a una reazione da concerto. È il segno che la metamorfosi è riuscita: Damiano David non è più “solo” un idolo generazionale, ma un artista adulto che ha imparato a spogliarsi delle maschere.
Il momento più toccante
A metà spettacolo arriva il momento più intenso. Damiano ricorda Paolo Mendico, il quattordicenne vittima di bullismo, e gli dedica Le tasche piene di sassi di Jovanotti. Le luci si abbassano, la voce si fa sottile, il silenzio cala sull’arena. È un omaggio che va oltre la musica, un invito a guardare dentro il dolore senza voltarsi dall’altra parte.
Subito dopo, la tensione si scioglie con il suo nuovo singolo Talk to Me, realizzato insieme a Tyla e Nile Rodgers, un brano che unisce pop, funk e atmosfere elettroniche. Il pubblico torna a ballare, dimostrando che il messaggio e la leggerezza possono convivere nella stessa notte.
L’eco di un futuro possibile
Il concerto si chiude dopo un’ora e mezza di energia pura con Solitude (No One Understands Me). Un titolo che suona come una confessione, ma anche come una sfida: quella di farsi comprendere attraverso l’arte. Le ultime note si perdono tra urla e cori da stadio, e Damiano lascia il palco visibilmente commosso.
Il suo ritorno a Roma ha il sapore di una rinascita, personale e artistica. I rapporti con i Måneskin, da tempo congelati, sembrano ora in via di distensione: i tre ex compagni erano tra il pubblico della prima serata. Un segnale forte, che alimenta le speranze dei fan di rivederli presto insieme.
Un nuovo capitolo
Damiano David oggi è un artista in piena evoluzione. Più maturo, più consapevole, più libero. Roma lo ha accolto con un calore che sa di riconciliazione e di nuova partenza. E mentre le luci si spengono sul palco del Palazzo dello Sport, una domanda resta nell’aria: dopo questo trionfo, sarà davvero finita la storia dei Måneskin? O è solo l’inizio di un nuovo capitolo?
Una cosa è certa: la sua idea di perfezione, oggi, sembra più vicina che mai.