Degrado di Via Veneto: il post di Carlo Verdone che svergogna Gualtieri

cafè de Paris

Il post di Carlo Verdone sul degrado di via Veneto è diventato rapidamente virale. Una situazione ingloriosa che rispecchia al meglio la situazione della Capitale: caduta in basso grazie agli anni di mala gestione delle giunte di sinistra, col colpo di grazia di Virginia Raggi. Ecco che cosa ha scritto l’attore romano nel suo post, corredandolo con la foto del Cafè de Paris.

Il post avvilito di Carlo Verdone

“Questa mattina ha scritto Carlo Verdone avevo un appuntamento a Via Veneto e mi sono trovato davanti a quello che fu il bar più famoso d’ Italia e ovviamente di Roma: il Café de Paris. Ricordo bene che mi ci portò mio zio Gastone, architetto,pittore e un po’ playboy. Passava le sere a salutare gli amici tra i tanti tavolini. Registi,scrittori, attori, poeti famosi e poeti falliti, primari di fama e primari indagati ,morti di fame con la brillantina, travestiti da benestanti, politici potenti e politici di mezza tacca. Paparazzi e cronisti del gossip in agguato. Insomma era un teatro, un set e zio mi indicava le persone famose. Ne conosceva tante alle quali aveva arredato le case o le ville. Mio zio ha sbagliato tutto nella vita. Doveva fare il pittore perché era un vero genio astrattista. Invece preferi’ arredare le ville dei miliardari o di attori come Antony Quinn. Era famoso per non farsi pagare subito. ” Me li darai, non c’ è problema …” E il risultato era sempre che alla fine non vedeva una lira. Un giorno mi fece entrare nel Café de Paris e mi insegnò come ordinare al banco e a dare la mancia al cameriere che dovevo chiamare per nome. Voleva che imparassi a fare tutto da solo. Avrò avuto meno di dieci anni. La lezione sulla mancia durò parecchio. Su quanto lasciare, come darla e come appoggiarla sul banco. Era importante per lui far sentire il rumore della moneta mentre ordinavo, perché il barista, in uniforme elegante, sarebbe stato più veloce. Secondo lui … Fatto sta che chi stava in quel luogo e in quella via gli piaceva divertirsi, guardare ed essere guardato. Erano gli anni 50′ e parte dei 60′. Gli anni della Dolce Vita ,dell’ Italia del boom economico, l’ Italia delle mance e dei palazzinari. Insomma c’ era vita. Ci si divertiva da quel poco che capivo, giravano soldi. Parecchi soldi.
Questa mattina osservando la porta d’ingresso del Café de Paris ho visto l’ oggi in tutto. Ma ho riflettuto che vivere di ricordi, se sappiamo e possiamo conservarli, è un gran conforto, una grande fortuna”.

“La Via Veneto degli anni Sessanta non esiste più”

Un degrado confermato da una lunga inchiesta odierna del Corriere della Sera.  Gabriella Masini, che assieme al marito gestisce l’edicola che è lì dai primi del Novecento, sospira: «Quel tipo di mondo, la via Veneto degli anni Cinquanta e Sessanta non esistono più…». Dal suo punto di vista, per valorizzare l’offerta commerciale si dovrebbe ripensare la viabilità: «La corsia preferenziale ci ha ammazzati. Per attirare gente servono i parcheggi… e poi non si può chiudere la strada per quattro giorni per l’evento di una sera come quando hanno proiettato il film La dolce vita».  E Gualtieri e la sua giunta stanno a guardare.