Arriva la guardasigilla al tg3. È questo il destino per la donna?

Veramente si può pensare che una donna è tale solo se storpiamo ogni parola riscrivendo al femminile parole che non lo sono, è questo il destino di genere?
Il nostro sito ieri ha ripreso un servizio sfuggito ai più da vigilanza.tv dove si è raccontato quanto di incredibile è capitato al Tg3. Dove il direttore si chiama Simona Sala, ed è una apprezzata professionista. Ma qualcosa deve essere sfuggito di mano pure a lei, se si è arrivati al punto di definire il ministro della giustizia Marta Cartabia “la guardasigilla”, oltre ogni senso del ridicolo.

Il destino della donna
Davvero non si capisce il senso di questa disputa che sta diventando infantile e vorremmo saperne di più da una Rai che farebbe bene ad esprimersi nella lingua che conosciamo e non in quella inventata da un femminismo linguistico che lascia basiti.
Del resto, non è il primo episodio in cui ci imbattiamo, figlio di una cultura Boldrinista che fa più ridere che riflettere. Ricordate “la presidenta”? Vi racconto cosa mi è accaduto durante le elezioni per il Quirinale.
Dalla Presidenta alla Guardasigilla
Quando il centrodestra sembra puntare compatto su Elisabetta Casellati – non sapevo dei franchi tiratori né di franche tiratrici… – telefonavi ad una mia amica, parlamentare di sinistra, per chiederle se secondo lei la seconda carica dello Stato potesse avere chance anche nel suo schieramento.
E lei, candidamente, mi rispose che non l’avrebbe mai votata per un motivo: “E’ contro la donne, si fa chiamare la Presidente e non La Presidenta”. Ovviamente restai impietrito anche di fronte alla declinazione della gravità del fatto e salutai con l’educazione che è giusta, a prescindere dalla concordanza sugli argomenti. Il destino della donna è questo, torniamo a chiedere.
Ma pensare che la tappa successiva sarebbe stata “la guardasigilla” ascoltando il Tg3 non l’avrei mai immaginato.
A me sembra roba da matti, un precipizio ortografico che non ha nulla di rispettoso verso la donna e il genere femminile, ma semplicemente un vezzo che storpia e basta la nostra bellissima lingua. Almeno Lei, la lingua, rispettatela. Noi maschietti non ci sogneremo mai di dire il linguo italiano.