Di Stefano: “Nessuna ragione per lo sgombero di CasaPound”

Il provvedimento di sequestro preventivo dello stabile di Via Napoleone III notificato ieri dalla Digos di Roma a Casapound, sembra non preoccupare gli inquilini e la stessa Casapound. “Credo che lo sgombero dell’immobile, dopo ieri, sia solamente salito nella classifica degli sgomberi da fare a Roma. Lo dichiara ad Agenzia Nova Simone Di Stefano, portavoce di Casapound Roma (nella foto diffusa dall’agenzia). Se prima era nella posizione 34 o 35 adesso dovrebbe essere nei primi 22 o 23 sgomberi in lista. Poi molto dipende dalle scelte della Prefettura e del comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica. C’era una lista già stilata – ribadisce Di Stefano – e non si cambia secondo i desiderata del sindaco di Roma”.
Di Stefano valuta quello che può accadere
Quello in questione è un sequestro ordinato da una autorità giudiziaria e non amministrativa. Ma, secondo Di Stefano, qualche cambiamento ci sarà “ma non porterà allo sgombero nell’immediato. Perché dovrebbe essere il primo palazzo a Roma da sgomberare su un centinaio occupati?” Si chiede il portavoce. “Qui – dice riferendosi al palazzo di Via Napoleone III- Non c’è nessun problema di ordine pubblico o illegalità diffusa; non ci sono episodi di delinquenza, spaccio, o situazioni estreme come nelle strutture occupate e gestite, o meglio, non gestite dai centri sociali di Roma”.

Diverso sarebbe stato se dentro lo stabile di via Napoleone III “vi fosse stata una associazione a delinquere finalizzata alla diffusione dell’odio razziale”. Lo ipotizzava la procura, ma il GIP ha detto no.
Tutte le richieste del Pm sono state respinte e qui non c’è nessuna associazione a delinquere e non c’è nessun problema di emergenza di ordine pubblico, anzi, in questo palazzo non è successo niente in 16 anni, a differenza di altre occupazioni in cui ci sono stati morti, c’è spaccio di droga e ci sono risse”.
Non ci sarà lo sgombero immediato di CasaPound
Le intenzioni di Casapound però non sono quelle di mantenere l’occupazione dello stabile in eterno ma l’idea non è certamente quella di abbandonarlo.
“Ci piacerebbe regolarizzare. Se qualcuno ci proponesse un canone di affitto, sia per la sala conferenze di Casapound che per gli inquilini, saremmo ben disposti a smettere di essere in occupazione e regolarizzare la posizione.
Certamente tutti hanno l’intenzione di rimanere nel palazzo anche perché –spiega Di Stefano- il comune di Roma non è nelle condizioni di offrire nessuna soluzione abitativa alle famiglie che qui abitano. Nell’ultimo sgombero di cui mi ricordo, quello di via del Colosseo, le famiglie sono state mandate in abitazioni fatiscenti o in case famiglia, addirittura in una sorta di campo nomadi e, soprattutto, gli alloggi occupati e sgomberati, ora sono chiusi a marcire. Non assegnati né allocati ad altri.
Perché il comune di Roma è dovuto intervenire con uno sgombero così pesante, mettendo famiglie in mezzo alla strada se poi non ha messo a frutto quello sforzo recuperando almeno due semplici appartamenti dalla palazzine sgomberate?” si chiede l’esponente di Casapound.