Dieci giorni per un tampone. E nonna Antonietta muore al S. Camillo

Foto Roma Today. Nonna Antonietta non ce l’ha fatta. Ha lottato per 12 giorni contro il covid ricoverata all’ospedale San Camillo di Roma ma poi ha dovuto alzare bandiera bianca. Certo, il coronavirus colpisce soprattutto gli anziani, e le persone più fragili. Ma il caso di Antonietta fa scalpore, perché si è perso davvero troppo tempo. Da quando la famiglia residente ad Aprilia ha avvisato il proprio medico di base. Che l’anziana signora aveva sintomi sospetti. Febbre e tosse. Era il 29 ottobre, e la dottoressa è stata molto sollecita. Perché già il giorno successivo 30 ottobre sarebbe partita la richiesta per un tampone urgente alla Asl Rm 3. Indicando la donna come soggetto fragile. Di 84 anni e invalida al 100%. Ma da quel momento, la famiglia non ha più avuto alcuna risposta. Fino al 9 novembre, data nella quale Antonietta è stata ricoverata perché la sua situazione di salute si era improvvisamente aggravata. A quel punto il test è stato fatto, direttamente al San Camillo. E ha confermato la positività della donna al covid.

Adesso la famiglia vuole vederci chiaro, perché i due figli e il nipote hanno un terribile sospetto. Che forse senza quei dieci giorni persi il triste finale si sarebbe potuto evitare. E allora assistiti da un avvocato hanno sporto denuncia.

La famiglia di Antonietta, forse nonna ce l’avrebbe fatta ma ha aspettato il tampone 10 giorni. Ora vogliamo giustizia

Ci siamo ritrovati tutti e tre positivi. E ci siamo subito preoccupati per mamma Antonietta. Questo il racconto fatto a Roma Today di uno dei due figli della donna. Che vivevano con lei ad Aprilia, insieme al nipote. A quel punto abbiamo deciso di andare in un altro appartamento, per evitare il contagio. Ma purtroppo è stato inutile, perché mamma si è ammalata. Può succedere con il covid, ma di quello che è accaduto dopo non ci diamo pace. Perché dal 30 ottobre fino al ricovero del 9 novembre nessuno ci ha richiamati. E il tampone è stato fatto solo quando nostra madre stava già molto male, in fase di ricovero. Adesso abbiamo messo in mano la vicenda a un avvocato, hanno concluso i familiari. Forse mamma sarebbe morta lo stesso, ma se qualcuno ha sbagliato adesso deve pagare.

L’Azienda avvia un’indagine interna. Ma bisognava pensarci prima

Adesso la Asl Rm 3 chiede scusa. E promette che si sta lavorando per impedire che le disfunzioni di queste settimane si ripresentino anche un futuro. E per garantire un migliore coordinamento tra la richiesta e la effettuazione dei tamponi molecolari. Tutto giusto, ma intanto la signora Antonietta non c’è più. E il solo pensiero che si tratti di una morte evitabile fa star male. Anche il San Camillo Forlanini ha annunciato l’apertura di una indagine interna, mentre la Magistratura in seguito alla denuncia della famiglia della donna muoverà i suoi passi. Come al solito però, in Italia ci si muove quando il danno è già fatto. E purtroppo almeno nel caso di Antonietta, quando l’esito degli eventuali ritardi è stato letale.

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