Differenziata a Roma, vince dove si fa il porta a porta. E Legambiente bacchetta l’Ama e la Raggi

La differenziata in città in questi ultimi cinque anni è cresciuta pochissimo. Appena di tre punti, dal 43 al 46 per cento. Un dato irrisorio, anche rispetto ai programmi della Raggi e della propaganda grillina. Che avevano parlato di un addio definitivo a termovalorizzatori e discariche. Con la conseguente chiusura del ciclo dei rifiuti, e una raccolta spinta ‘porta a porta’. Eliminando per sempre i cassonetti in mezzo alla strada.  La realtà però è ben diversa. E in alcuni quartieri, come a Colli Albani e Fidene, i secchioni sono ritornati in bella mostra. Con una spiegazione fornita dall’Ama che lascia a dir poco interdetti. La raccolta puntuale dei rifiuti costa troppo, e le scarse risorse dell’azienda non permettono di continuare il virtuoso esperimento in tutte le zone di Roma.

Ma il rapporto di Legambiente dell’altro giorno parla chiaro. In alcuni Municipi, dove il porta a porta supera l’80%, la differenziata sfiora il 70. Mentre in altri come il V, dove sono tornati i cassonetti, ci si ferma a un triste 37%. Ecco perché il presidente regionale dell’associazione del cigno verde Roberto Scacchi ha chiesto alla giunta e ad Ama più coraggio. E di riprendere un percorso che veda al centro l’ambiente e la chiusura virtuosa del ciclo dei rifiuti.

La Raggi fallisce anche sui rifiuti: Roma torna indietro sulla raccolta differenziata

Senza la raccolta ‘porta a porta’ la differenziata rimane al palo. La mappa dei Municipi più virtuosi

La maglia nera, nella raccolta differenziata romana, va ad oggi al Municipio V. Dove  la quota di differenziata si attesta al 35,7%. Nel territorio governato dal presidente Giovanni Boccuzzi però non c’è un solo abitante che abbia la possibilità di conferire i rifiuti con la raccolta porta a porta. “Il ritorno dei cassonetti è una scelta sciagurata come le politiche per il ciclo dei rifiuti di questa Giunta. E che riporta Roma indietro di 20 anni.  Nel disastro totale dei rifiuti a Roma, dove c’è porta a porta diffuso almeno si vedono risultati” ha commentato i dati Roberto Scacchi, presidente di Legambiente Lazio.

Il territorio più virtuoso invece è quello del IX Municipio, nel quadrante sud della Capitale. Lì la quota di differenziata ha raggiunto il 69%. Mentre le frazioni gestite con i cassonetti a livello domiciliare, o condominiale, si attestano sull’87%. A stretto giro segue il limitrofo Municipio X che ha una percentuale di differenziata pari al 64,5%. E che riesce a garantire il servizio pap al 70% dei propri abitanti.

C’è poi un altro tema che si lega alla modalità di conferimento di rifiuti. Ed è quello che chiama in causa gli investimenti sugli impianti di cui deve dotarsi la Capitale.“La diffusione del Porta a Porta è l’unica che garantirebbe realmente la crescita della differenziata. E con lei l’abbandono irrinunciabile di termovalorizzazione o discariche e l’avvio dell’economia circolare. Numeri alla mano, in tutte le città d’Italia possiamo trovarne la dimostrazione – ha concluso il presidente di Legambiente Lazio Roberto Scacchi. La troviamo anche nella Capitale: nel disastro totale dei rifiuti a Roma, dove c’è porta a porta diffuso almeno si vedono risultati. Bisogna mettere l’ambiente al centro, costruendo un’idea futura della Capitale, fatta anche di economia circolare e decoro – ha commentato Scacchi – . Oggi invece a Roma si continua a perseverare in errori madornali che la fanno marciare all’indietro nel tempo”.