Dobbiamo tutti ringraziare anche le cassiere dei supermercati
C’è una categoria di lavoratori dei quali pochi hanno parlato, dall’emergenza del coronavirus. Sono le cassiere e i commessi in generale della grande distribuzione. Anche loro sono esposti come medici e infermieri, e fino a pochissimi giorni fa non avevano alcuna protezione, se non i guanti. Le mascherine, poi, per le note vicende di accaparramento e speculazione, se le sono procurate in gran parte da soli. Tra ieri e oggi, apprendiamo, si stanno montando delle barriere in plexiglass, ma non sappiamo quanto siano efficaci. Ma è meglio di niente. Consideriamo anche che i supermercati sono organizzazioni private, e la tutela sindacale è di fatto meno efficace che nel pubblico.
Le cassiere esposte al contagio per tutto il turno
Poi i lavoratori e le lavoratrici molto spesso sono precari, e temono che con le loro richieste non vedrebbero il lavoro rinnovato. Ma neanche si può dare la colpa alla proprietà, presa in contropiede e sorpresa come tutti noi, governo compreso. C’è però da sottolineare la grande abnegazione dei lavoratori del settore della grande distribuzione, che sin dall’inizio dell’emergenza hanno continuato a lavoraore in cindizioni indescrivibili. Scaricando i camion che arrivavano a getto continuo con i nuovi rifornimenti per evitare che il negozio rimanesse sguarnito, poi “sbancalando” la merce che arrivava, e soprattutto stando a contatto con la turba di clienti che presa dal panico voleva essere servita. E stando in cassa o allo sportello, inevitabilmente di doveva parlare da vicino con la gente, con i rischi ben noti. Ma loro hanno continuato a lavorare, consapevoli dell’importanza del loro ruolo. Meritano una gratifica, ci pensi la proprietà, che ha visto i suoi incassi aumentare considerevolmente.
I sindacati si sono mossi un po’ in ritardo
Anche la categoria, sorpresa come tutti, ha emesso un comunicato solo il 12 marzo, a emergenza iniziata. Commesse, cassieri e addetti alle vendite dei supermercati, categoria dimenticata, si diceva, ma ad alto rischio Covid 19 che a gran voce al Governo chiede: “Tamponi immediati. Siamo stati esposti come gli infermieri e per di più senza tutela”. E domanda la distribuzione di dispositivi a norma di legge e non in modalità fai da te garantiti a livello governativo: “Oltre a guanti e mascherine anche tute protettive”. “Abbiamo già formalizzato ieri unitariamente a Fisascat e a Uiltucs di rispettare il Dpcm e alzare i livelli di tutela nei punti vendita – anticipa all’Adnkronos Alessio Labio, responsabile Cgil Ccnl per il Terziario – A breve usciremo con una posizione ufficiale. Il settore ha rischi fortissimi. Basta immedesimarsi in un addetto alle vendite di un supermercato per capire cosa significa”.
L’Ugl: chiarire sulle applicazioni
Anche il sindacato Ugl è sceso subito in campo in difesa di questi lavoratori. L’Ugl Terziario chiede chiarezza sull’applicazione nella grande distribuzione del Dpcm del governo dell’11 marzo scorso. “In queste ore – dice il segretario nazionale Luca Malcotti – registriamo una grande confusione rispetto all’applicazione delle misure del Governo nel commercio e nella grande distribuzione relativamente all’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale dei lavoratori. Il Dpcm è poco chiaro e consente interpretazioni pericolose”. ” Infatti al ritardo dovuto alla mancanza materiale dei materiali – mascherine, guanti monouso ed igienizzanti – nelle ultime ore in molti punti vendita si sostiene che tali dispostivi sono obbligatori solo per chi ha contatti inferiori ad un metro”.
“E’ tuttavia evidente che chiunque lavori nei reparti e alle casse di un esercizio commerciale è esposto al contatto con il pubblico. Il Governo faccia immediatamente chiarezza comunicando che chiunque è a contatto con il pubblico deve essere dotato degli strumenti di protezione individuale. Ci appelliamo altresì al senso di responsabilità delle aziende affinché diano immediate indicazioni a tutti i punti vendita affinché sia garantita la salute dei lavoratori e della clientela ricordando che il contenimento del virus è possibile solo con uno sforzo di tutti”, conclude.