Domenica al Divino Amore la “Giornata nazionale per la Vita”

Divino Amore vita (3)

Finalmente qualcuno che celebra la vita anziché la morte e l’aborto. Sarà celebrata domenica prossima la “Giornata nazionale per la Vita”‘ e per l’occasione il Vicariato ha programmato alle 12 una messa al santuario romano del Divino Amore che sarà celebrata dal vescovo Dario Gervasi, ausiliare del settore sud e delegato per la pastorale familiare della diocesi di Roma. L’invito a “partecipare, nel rispetto delle precauzioni dettate dall’emergenza sanitaria per il coronavirus, è rivolto a tutti. Ma in particolare ai rappresentanti dei Centri di Aiuto alla Vita e agli incaricati di movimenti, associazioni e gruppi che tutelano, difendono e promuovono la vita. Decine di laici impegnati nel territorio diocesano”. Lo sottolinea il direttore del Centro diocesano per la pastorale familiare, don Dario Criscuoli.

Riuniti i Centri di aiuto alla Vita

“Sono circa 650 le vite salvate nella nostra diocesi dall’intervento dei Cav, dei movimenti e delle associazioni che si occupano della tutela della vita, nel corso del 2020. Questa fondamentale azione pastorale che con così tanta generosità tanti volontari portano avanti, merita un grande plauso”. Il vescovo Gervasi nota che “l’attuale emergenza sanitaria per il Covid ci sta facendo sperimentare i limiti concreti e materiali posti alla nostra vita di ogni giorno, ma si tratta allo stesso tempo di un’occasione per riflettere sul senso che diamo alla nostra libertà e quindi alla nostra esistenza e su quello che davvero vogliamo fare e costruire, perché la libertà è funzionale alla vita, serve per la vita”.

Riconoscere la dignità a ogni vita

Prosegue l’esponente del Vicariato di Roma: “Nella visione cristiana dell’uomo in particolare, la libertà è strumento per amare, per dare senso e significato alla vita. Poiché ci porta alla scoperta della nostra vera identità. La libertà implica l’uso responsabile della mia esistenza e di quella altrui, a partire dalla nascita e fino a tutte le altre sfaccettature e fasi. Bisogna dunque riconoscere in ogni vita, fino all’ultimo respiro, e anche nella malattia, la dignità della persona umana e la sua meraviglia”.