Dopo i danni Pallotta fa politica. Lasciate in pace la Roma

Pallotta politica

D’accordo c’è il lockdown, ma il distanziamento della testa dal cervello non è previsto, anche se Pallotta ne approfitta portando la politica allo stadio.

Lo stravagante presidente della Roma finisce in bellezza con una schifezza. Propagandistica. Inutile. Conformistica.

Pallotta fa politica con la Roma

Finisce, perché è la goccia che fa traboccare il vaso. Non solo la tifoseria giallorossa ha dovuto sopportare finora una gestione insensata della società, ma ora ci mancava pure la pennellata sulle maglie della squadra. Un tweet ieri ci ha pomposamente annunciato che la società aderisce alla campagna #Blacklivesmatter con tanto di patch (toppa, pezza, fate voi) sulla casacca giallorossa.

Presidente Pallotta, questa sua scelta politica prevede che possa mettere piede allo stadio anche chi non sopporta violenze e saccheggi a cui assistiamo ogni giorno in televisione? Chi è lei per insegnarci di contrabbandare l’amore per una squadra con pretese di lotta ad un razzismo che non ci appartiene? Squadra etica o calcistica?

Se anche il calcio segue le mode del momento lanciate dal progressismo planetario preferisco scendere. La Roma trattata come una Onlus, Carola Rackete prossimo capitano della squadra.

Il commento più gustoso e amaro su Twitter? “Io chiederei anche la revoca dello scudetto del 42 perché c’era Mussolini allo stadio e i giocatori  facevano il saluto romano e anche quello dell’83 perché Viola era amico di Andreotti”. E non fate sapere chi era presidente della regione Lazio nel 2001, al terzo scudetto…

Quelle foto di Pamela…

Questa modalità surrettizia di battaglia politica non ci piace affatto. Purtroppo non possiamo chiedere di mostrare sulle magliette le fotografie di Pamela Mastropietro ridotta a brandelli. Quelle sì, conseguenza di un razzismo omicida al contrario. Figlie di una “civiltà” che non conosce il valore della sacralità della vita. Se Pallotta me lo permette gliele invio, non ho mai voluto pubblicarle per non distruggere il ricordo di quella fanciulla massacrata dall’aguzzino.

Se negli stadi vogliamo parlare di discriminazione, a Roma dovremmo imbandierarci tristemente con le immagini di una Chiesa messa praticamente al bando in Nigeria come in Iran e ovunque ci siano stragi di cristiani senza che nessuno ne parli. Curioso no? Si mette in mostra ciò che è evidente grazie all’informazione e alla democrazia. Si nega quel che l’informazione e la democrazia non mostrano o tacciono.

No, non è questo il motivo per richiamare la folla allo stadio quando sarà finito per davvero il divieto di accesso negli stadi. Non è il mestiere di ricchi signori che comprano una società ma non la coscienza delle tifoserie. Che il razzismo sia bestiale non ce lo deve insegnare mister Pallotta; anche perché riguarda – e i video che circolano ovunque lo mostrano – anche chi lo subisce con la pelle bianca. Con questa demagogia non si va da nessuna parte.

La Roma non è né bianca né nera: lasciatela in pace con i suoi splendidi colori giallorossi.