Droga, Intesa San Paolo sosterrà la Comunità di San Patrignano: desiderio di rinascita

Rinforzare e migliorare le capacità di accoglienza della comunità di San Patrignano per far fronte all’emergenza sommersa delle dipendenze. Questa la sfida lanciata da Intesa Sanpaolo e dalla fondazione San Patrignano nell’ambito dell’incontro “Links for the future: insieme per restituire un futuro”, che si è svolto presso la comunità, all’indomani della giornata mondiale contro le dipendenze. L’evento è stato l’occasione per lanciare la campagna di raccolta fondi “Another brick for SanPa”, attiva su For Funding, la piattaforma di Intesa Sanpaolo, per la costruzione di trecento nuovi alloggi presso la comunità di San Patrignano, a fronte di un’emergenza dipendenze che vede l’Italia al terzo posto in Europa per uso di oppiacei e al quarto per utilizzo di sostanze psicoattive, mentre scende drasticamente l’età media dei consumatori.
Letizia Moratti: a San Patrignano desiderio di rinascita
Nel primo triennio la partnership tra Intesa Sanpaolo e Fondazione San Patrignano, rinnovata di recente fino al 2025 – fa sapere una nota congiunta – ha consentito di accogliere circa 3.000 giovani e di supportare il reinserimento sociale di circa 800 persone, al termine del loro percorso riabilitativo in comunità, con l’offerta di corsi di formazione e tirocini formativi certificati. “Il desiderio di rinascita è il tratto caratterizzante di chi arriva a San Patrignano. Ecco perché il progetto per la raccolta fondi di trecento nuovi posti letto significa ridare luce alle giornate di tante persone, giovani e meno giovani, significa riaccendere la speranza per promuovere il loro riscatto nella nostra società”. Lo dice la co-fondatrice della fondazione, Letizia Moratti, sottolineando che “non è un percorso facile.

Ma San Patrignano – prosegue – è per eccellenza la casa dell’accoglienza e dell’inclusione, dove tutti sono qualcuno e nessuno è ultimo o invisibile. Affrontiamo questa ennesima sfida attraverso un’amicizia, quella con Intesa Sanpaolo, che si rinnova e si consolida ancor di più attraverso questo progetto: fare da soli e vincere è quasi impossibile, giocando di squadra non solo è possibile, ma è anche più bello e gratificante”.
I pediatri: le droghe sono tutte dannose per l’organismo
E i pediatri confermano la linea del governo. “Dal punto di vista farmacologico, le droghe sono tutte dannose per l’organismo”. Motivo per cui “è sbagliato distinguere fra droghe ‘leggere’ e droghe ‘pesanti'” e un percorso di liberalizzazione delle prime sarebbe “diseducativo, immotivato e rischioso”. Così Italo Farnetani, professore ordinario di Pediatria dell’università Ludes-United Campus of Malta, si inserisce nel dibattito acceso dal convegno alla Camera in occasione della Giornata mondiale contro le droghe. L’esperto auspica “un’opera di informazione sui danni delle sostanze stupefacenti rivolta ai ragazzi”. La politica, spiega il medico all’Adnkronos Salute, dovrebbe “attuare delle strategie educative attive di dissuasione dall’uso delle droghe”.
E’ “in questo contesto” che Farnetani, proprio “dal punto di vista farmacologico”, ritiene “immotivato liberalizzare l’uso di determinate sostanze. Soprattutto – osserva il pediatra – avrebbe una valenza diseducativa”, perché rappresenterebbe “una forma di grave disorientamento per gli adolescenti e per i giovani che potrebbero interpretare la libera circolazione di certi tipi di droga come un’approvazione del loro utilizzo, un’assenza di nocività. Sarebbe un’azione di disinformazione, con pericolose ricadute sulla salute delle persone”.
Il medico prospetta poi “un ulteriore rischio”: un’eventuale liberalizzazione, analizza Farnetani, “di fatto renderebbe più facile e più ampio l’uso di certi tipi di droghe che ripeto, anche se definite ‘leggere’, sono comunque dannose per l’organismo. E potrebbe indurre” i giovanissimi “a cercare di modificare le proprie condizioni fisiche e psicologiche utilizzando sostanze stupefacenti” come ‘aiutini’. Questo, teme il pediatra, “potrebbe spianare la strada all’uso di altre droghe, all’assunzione di prodotti sempre più forti, facendo imboccare ai ragazzi una china rischiosa”.