Due agenti della penitenziaria a processo. Manette troppo strette a un detenuto

Andranno a processo a fine anno due agenti della Polizia penitenziaria. Accusati di lesioni personali colpose nei confronti di un detenuto. La vicenda risale al febbraio del 2019 quando un pregiudicato è stato trasferito sotto la sorveglianza dei due agenti dal carcere di Paliano nel frusinate ad una struttura detentiva di Roma. Ma le manette messe all’uomo sarebbero state troppo strette e avrebbero provocato delle ferite ai polsi dei detenuto. Che ha denunciato il tutto. E adesso a distanza di oltre un anno è arrivato il rinvio a giudizio per i poliziotti. Che il 2 dicembre dovranno presentarsi al Giudice  di Pace di Ferentino. Difendendosi dalle accuse che potrebbero comportare se provate sanzioni disciplinari anche serie. Visto che si parla di eventuali responsabilità di tipo penale. E la reazione delle rappresentanze sindacali della categoria non si sono fatte attendere. Perché se qualche agente sbaglia è giusto che venga sanzionato. Ma la caccia alle streghe contro i poliziotti cattivi è insopportabile. Considerando la mole di lavoro che questi servitori dello Stato svolgono ogni giorno. Con stipendi bassi e con rischi elevati. Per garantire la nostra sicurezza. E adesso con il covid la situazione è stata ancora più pesante. Servirebbe allora almeno un po’ più di rispetto.

Il sindacato della Polizia penitenziaria, siamo stanchi delle accuse ingiuste e infamanti 

Contro i continui attacchi alla Polizia penitenziaria è sceso in campo direttamente il segretario nazionale del Sippe Carmine Olanda. Finire alla sbarra per delle manette presumibilmente strette con una prognosi di due giorni è un fatto senza precedenti che non riusciamo a digerire, ha dichiarato Olanda alle agenzie. Ci dobbiamo preoccupare ogni giorno di difenderci da accuse infamanti. Di soggetti senza scrupoli che utilizzerebbero lo Stato per colpire lo Stato stesso. Siamo stanchi di essere accusati di torture e lesioni nei confronti dei detenuti. Accuse che nella stragrande maggioranza dei casi si dimostrano poi infondate.

Noi salviamo vite umane e garantiamo sicurezza sociale. Ma con i nostri soldi ci paghiamo gli avvocati

La Polizia penitenziaria lavora per lo Stato. Garantisce la sicurezza sociale e spesso salva vite umane. Ma con i pochi soldi del nostro stipendio ormai ci paghiamo gli avvocati. Per difenderci dalle accuse infamanti e spesso fantasiose che ci vengono rivolte contro. Se un detenuto denuncia due agenti per presunte manette troppo strette, non posso immaginare cosa accadrebbe per esempio se venisse autorizzato l’uso del taser in carcere. Queste alcune delle dichiarazioni del segretario nazionale del Sindacato della Polizia penitenziaria Carmine Olanda. Rese alle agenzie e alla stampa in occasione del recente rinvio a giudizio di due agenti. Accusati di aver messo le manette troppo strette a un detenuto. Vogliamo che sia introdotto un nuovo reato, conclude Olanda. Per detenuti che aggradiscono agenti della penitenziaria. Dobbiamo essere tutelati nel nostro difficile lavoro. E invece siamo soli. E trattati male. Così davvero non si può più andare avanti.

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