E alla fine il coronavirus travolse pure la moschea di Roma….

la Moschee di Forte Antenne, Roma

Alla fine il coronavirus si è portato via anche la moschea di Roma. Il Centro islamico culturale d’Italia, noto come la Grande moschea di Roma, ha infatti annunciato che a partire da domani 6 marzo sospenderà le attività religiose. Nell’ambito dell’emergenza dettata dalla diffusione del coronavirus. Su disposizione del Segretario generale del Centro, Abdellah Redouane, si legge in una nota che “in ottemperanza al Decreto emesso dal Presidente del Consiglio dei Ministri in data 4 marzo 2020 recante le misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da Covid-19 il Centro Islamico Culturale d’Italia dichiara sospesa la Preghiera del venerdì in data 6 marzo 2020”.

La moschea di Roma è la più grande d’Europa

La moschea di Roma nacque, tra le polemiche, nel 1995. E’ la più grande d’Europa, potendo ospitare fino a 12mila persone. Come scrive il sito della Pro Loco di Roma, “l’ha fortemente voluta – e pagata, ndr – il Re Faysal D’Arabia Saudita, il Custode delle due Sante Moschee, proprio quella di Mecca e Medina. La moschea di Roma, ai piedi di Forte Antenne, nella parte nord della città, fu realizzata dall’architetto Paolo Portoghesi.

Anche il Vaticano si attrezza

Ma anche in Vaticano il coronavirus si prende molto seriamente. “Relativamente all’attività del Santo Padre, della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano dei prossimi giorni, sono allo studio misure volte ad evitare la diffusione del covid-19, da implementare in coordinamento con quelle adottate dalle autorità italiane”. Lo fa sapere il portavoce del Vaticano, Matteo Bruni, senza specificare però i dettagli.

L’emergenza coronavirus infatti impone anche al Vaticano, come accade in Italia, una valutazione sulle misure da prendere per i prossimi appuntamenti del Papa e della Santa Sede per arginare il più possibile il rischio contagio. Tra i prossimi appuntamenti del Papa, l’udienza generale dell’11 marzo. Al momento, sono ancora oggetto di scrupolosa e attenta valutazione le modalità di partecipazione. Nell’ottica di arginare il più possibile il rischio contagio non sarebbe nemmeno da escludere una trasmissione via web. Già accade in molte chiese italiane dove, per arginare il rischio, la messa si svolge in tv e sui social.