E’ allarme: quest’anno il panettone costerà molto di più. A rischio tutto il comparto panificazione

Con il prossimo Natale il panettone potrebbe costare molto di più. Cna (confederazione nazionale dell’artigianato) Veneto osserva che “sono in atto vere e proprie speculazioni sul mercato internazionale. Con preoccupanti ripercussioni sui bilanci delle famiglie e delle imprese già investite dagli aumenti delle bollette di luce e gas. Lo scenario preannuncia un preoccupante aumento su tutti i prodotti panificati. Ossia pane, pasta, dolci, causato dal difficile reperimento del grano italiano e internazionale, ma anche di olii e grassi vegetali. Aumenti che saranno già reali e concreti dalle prossime settimane”. Le indicazioni più aggiornate sulla produzione mondiale di frumento duro nel 2021, evidenziano un calo annuo del 2,1%.
Panettone, una crisi che viene da lontano
Questo esito produttivo è influenzato in gran parte dai raccolti del Nord America, fortemente penalizzati dalla persistente siccità che si sta verificando in quei territori. In particolare, per il Canada si stima una contrazione dell’offerta del 27%. Mentre per gli Usa addirittura un -46% sul 2020, il livello più basso di sempre. I raccolti della Ue dovrebbero aumentare dell’8,4% su base annua, attestandosi comunque a livelli più bassi rispetto a quelli medi dell’ultimo decennio. La riduzione dei raccolti mondiali determinerà una contrazione delle scorte globali, -15,6% rispetto al 2020. Col calo della coltivazione e l’incetta fatta da Pechino, il costo medio del frumento è salito del 35%. Senza provvedimenti si rischiano la crisi del settore dei pastifici, e rincari al consumo fino a 1 euro al chilo, soprattutto per quella artigianale e di alta gamma.

Minore produzione di grano in tutto il mondo
La minore produzione di grano, l’ingente acquisto da parte dei mercati cinesi, a cui si aggiunge una terza componente, altrettanto preoccupante. La Turchia inizia a fare concorrenza al mercato italiano sulla pasta – ha infatti aumentato in 5 anni la sua produzione del 77% – e compra sempre più semola. E la Russia, a causa dell’embargo, preferisce vendere il frumento alla Cina. I pastai – 160 sono quelli presenti in Veneto, di cui più del 70% artigiani – vorrebbero utilizzare grano nazionale perché è il solo modo per controllare qualità e approvvigionamento. Diversamente si è esposti alle tempeste del mercato, con il rischio di speculazioni. Nel solo Veneto parliamo poi di circa 1500 panificatori che vedono nelle province di Venezia (319), Padova (267) e Treviso (262) la maggiore concentrazione.
L’Italia non è autosufficiente
Per l’ultimo Report dell’Istat sulle Coltivazioni agricole, nel Nordest dove si trova circa il 47% delle superfici nazionali di coltivazione del cereale, si prevede una contrazione di 10,8 punti percentuali dei terreni seminati a frumento tenero. Anche se è previsto un incremento di un buon 24% di superfici destinate a frumento duro, comunque a livello nazionale, la superficie coltivata a grano si è erosa passando da 1,4 milioni di ettari del 2016 a 1,2 del 2019, spiega la Cna. Dunque il problema è che come Paese non siamo autosufficienti. Con la riduzione delle scorte mondiali sotto i 7 milioni di tonnellate, l’Italia potrebbe e dovrebbe giocare un ruolo fondamentale aumentando la produzione. Secondo la Cna del Veneto, Il dato più importante è il valore del grano tenero che è venduto a circa 26 centesimi.
L’aumento dell’energia influirà sui prezzi della panificazione
Con i previsti ulteriori aumenti dell’energia, si teme che sarà necessario rivedere al rialzo i prezzi dei prodotti di panificazione. Con una conseguente ulteriore diminuzione delle vendite. In un anno il costo del frumento duro è aumentato del 9,9% e il prezzo di quello tenero del 17,7%. Mentre si attendono per la metà del mese di ottobre balzi a doppia cifra per quanto riguarda le farine. Ecco che a fronte di una tale contingenza Cna chiede l’intervento del Ministro alle Politiche agricole e alimentari Stefano Patuanelli. “Rischiamo una situazione insostenibile – afferma Catia Olivetto Presidente Cna Dolciari e Panificatori Veneto –. Perché a queste condizioni, considerando gli aumenti impressionanti dei costi di luce e gas, i panificatori veneti non ce la possono fare a non aumentare i prezzi al dettaglio.
Cna chiede al governo di intervenire subito con un tavolo-filiera
Gli incrementi all’ingrosso e all’origine del frumento e degli olii ancora non si sono traslati sui prodotti al consumo. Che anzi continuano a fare segnare rialzi inferiori sia all’inflazione media, sia a quella alimentare. Ma non potrà durare ancora a lungo. Per questo assieme chiediamo al Ministro delle Politiche agricole di aprire un “Tavolo filiera del Grano e del Pane” per arrivare ad un piano strategico. L’obiettivo è quello di garantire attenzione alla valorizzazione dei prodotti dal campo alla tavola, unendo i produttori agricoli, le aziende molitorie e le imprese della panificazione. Come Cna pensiamo che si debba lavorare congiuntamente per individuare le azioni utili a un percorso di consolidamento e rilancio delle imprese di filiera, contrastando con forza le speculazioni”.