E’ morto Achille Lollo. Per lui uccidere un fascista non è mai stato reato

E’ morto Achille Lollo. Il suo nome rimane indissolubilmente legato all’orrenda strage di Primavalle, quando lui e altri suoi compagni di Potere Operaio dettero fuoco alla casa di un dirigente missino, Mario Mattei, causando la morte atroce di due dei suoi figli, Stefano, bambino, e Virgilio, 22enne. Aveva poco più di settant’anni, e si era ritirato da qualche anno nella sua grande casa di Trevignano Romano, dove viveva con i suoi figli. La notizia della morte è stata data dal blog di Tassinari, che si occupa principalmente degli anni di piombo. E fu proprio nella notte tra il 15 e il 16 aprile 1973 che Lollo, allora militante del gruppo terrorista Potere Operaio, insieme con altri cinque compagni, che dettero fuoco alla porta della famiglia Mattei, nel popolarissimo quartiere di Primavalle.
L’odio rosso contro i missini di Primavalle
Erano: Achille Lollo, Manlio Clavo, Marino Grillo, Paolo Gaeta, Diana Perrone ed Elisabetta Lecco. Nessuno ha mai fatto un giorno di prigione, perché della presenza degli ultimi tre non si seppe mai nulla, fino a che lo stesso Lollo, arrivata la prescrizione, non raccontò tutto. E il grave è che fino a quel momento tutta la sinistra aveva sostenuto la tesi falsa e infamante di una faida tra fascisti. Cosa che, considerato l’andazzo di quei tempi, non era assolutamente verosimile. I terroristi comunisti davano letteralmente la caccia a chi non la pensava come loro, e soprattutto nei quartieri popolari dove i fascisti non erano tollerati. Addirittura dieci giorni prima della strage, Potere Operaio aveva dato fuoco alla moto di un missino di Primavalle. E la stessa sezione era stata data alle fiamme più volte.

Il vergognoso e menzognero libretto sulla strage
Quando avvenne l’orrenda strage i tre accusati, Lollo, Clavo e Grillo, questi ultimi due tuttora irreperibili, si dettero subito latitanti. Chi in Africa, chi in Brasile, chi in Nicaragua. E nessuno li andò mai a prendere, come invece i nostri Servizi fecero per esponenti di estrema destra. La sinistra mise in piedi una cosa di cui dovrebbe oggi vergognarsi: una rete di solidarietà, “Soccorso Rosso”, con cui si assistevano i responsabili dei più efferati delitti contro la destra, finanziariamente e legalmente. Un gruppo di giornalisti sedicenti democratici fece persino uscire un libretto pieno di menzogne, “Primavalle: incendio a porte chiuse”, in cui si negava la verità, verità che poi è emersa dalle parole dello stesso Lollo quando venne in Itlaia a confessare.
Lollo abitava a Trevignano da qualche anno
Nel blog di Tassinari si dice che Lollo è morto all’ospedale di Trevignano, solo che lì non c’è l’ospedale, forse si tratta di quello di Bracciano, distante una ventina di chilometri. Oppure è morto nella sua villa di Trevignano, piuttosto isolata dal paese, villa che i genitori avevano costruito proprio negli anni Settanta, forse proprio per fuggire da Monte Mario dove il figlio si era messo in situazioni insostenibili. Lollo poi passò la sua vita di latitante dorato in Angola, Brasile, e chissà dove altro, occupandosi sempre di politica e comunque mai pentendosi. Non abbiamo infatti mai letto o visto parole di dolore per il gesto atroce che aveva compiuto insieme ai suoi compagni. Forse, per lui, uccidere un fascista non è mai stato reato. Anche quando è un bambino di otto anni e un ragazzo di 22.
(Foto: Ansa)