Ecco come Roma sarà murata viva dal decreto coronavirus
Dicono che a Roma non c’è il focolaio del coronavirus. Fatto sta che il governo Conte mura viva la città. Le prossime settimane vivremo in un clima angosciante, sottrarle. Scordiamoci Roma caput Mundi.
Per cominciare niente congressi, riunioni, meeting eventi sociali. Il decreto di ieri sera sospende, blocca, impedisce qualsiasi tipo di manifestazione ed evento, sia in luoghi pubblici che privati. Con quale caratteristica? Un’affluenza tale che non consenta di rispettare una distanza minima di un metro tra una persona e l’altra. “Sicurezza interpersonale” la chiamano. Domanda: le riunioni di Parlamento, regione, comune come le considerate? Non c’è risposta.
Chiuderanno le Camere?
Ovviamente niente sport, “di ogni ordine e disciplina”. Guai ai tifosi, sembra che sia arrivata la peste. Eppure alcuni ci dicevano che eravamo in presenza di qualcosa di più grave di “una semplice influenza”. Però allo stadio non ci potremo andare.
Eventi e competizioni sportive solo senza pubblico. Conte autorizza – bontà sua – gli allenamenti di Roma, Lazio e qualunque altra compagine sportiva ma a porte chiuse, coronavirus neppure in tribuna. Inutile incamminarsi verso Trigoria o Formello. Le associazioni e le società sportive, a mezzo del proprio personale medico, dovranno comunque effettuare i controlli idonei a contenere il rischio di diffusione del virus COVID-19 tra gli atleti, i tecnici, i dirigenti e tutti gli accompagnatori che vi partecipano.
Anche a Roma porte sbarrate – ovviamente – a scuole e università fino a metà marzo. Gli studenti non potranno partecipare neppure a viaggi d’istruzione, a iniziative di scambio o gemellaggio, a visite guidate e a uscite didattiche comunque denominate, programmate dalle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado.
I malati restano da soli…
Poi, l’assistenza ai malati. I romani non potranno attendere i loro cari nelle sale di attesa dei dipartimenti emergenze e accettazione e dei pronto soccorso. Sarà uno strazio in attesa di conoscerne le condizioni fisiche.
Di più: l’accesso di parenti e visitatori a strutture di ospitalità e lungo degenza, residenze sanitarie assistite (RSA) e strutture residenziali per anziani, autosufficienti e non, sarà limitata ai soli casi indicati dalla direzione sanitaria della struttura.
Agli anziani è riservata, anche a Roma, una specie di clausura. Il decreto raccomanda proprio agli anziani ma anche a persone affette da patologie croniche ed altro ancora, di evitare di uscire di casa se non è necessario. E comunque pure loro stando bene attenti a non trovarsi a meno di un metro dalla persona accanto.
Coronavirus, Roma Codogno
In pratica Roma e l’Italia come Codogno o quasi. È evidente che tutto questo fa riflettere seriamente rispetto a quanto ci è stato raccontato in queste settimane a partire dalla regione Lazio. Praticamente ogni giorno ci è stato assicurato che non ci sono focolai di coronavirus dalle nostre parti. Queste misure – estese a tutta la Nazione, incluse le aree che parevano scontare solo contagi dovuti a contatti con persone residenti nelle zone rosse o gialle del nord – fanno pensare ben altro.
Per ora ci viene risparmiato solo di non poterci allontanare dalla città. Ma solo in auto, perché nei mezzi di trasporto nessuno sta a meno di un metro dall’altro. Se viene consigliato ad anziani e malati, lo prenderanno alla lettera tutti i cittadini. È il caso di dire che non potremo lavarcene le mani…