Edilizia nel Lazio: il quadro è instabile, tra chiusure e timori. Si spera nel 110%

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L’andamento dell’edilizia nel Lazio si è presentato in maniera analoga a quella nazionale per quanto riguarda l’occupazione. Ossia con una riduzione di circa 4 mila unità rispetto al 2018, ma diversa nella dinamica imprenditoriale che ha fatto registrare una crescita di circa 350 imprese attive. Emerge dall’Osservatorio sullo stato di salute dell’edilizia nel Lazio realizzato e reso noto da Federlazio. Si è, inoltre, verificato un leggero rallentamento degli importi messi a bando dalla pubblica Amministrazione, con una riduzione di circa 108 milioni rispetto all’anno precedente, che tuttavia avevano fatto segnare un notevole balzo in avanti, di oltre 500 milioni, tra il 2017 e il 2018.

Lazio, la pandemia congela la ripresa

La pandemia ha congelato le speranze di ripresa del settore che si erano timidamente presentate nel corso del 2019. Nei mesi del lockdown gli indici della produzione edilizia si sono drasticamente ridotti fino a quasi ad azzerarsi in aprile. Successivamente, però, il recupero è stato notevole. Gli indici dei mesi di agosto e settembre sono stati superiori rispetto a quelli rilevati lo scorso anno. Questa ripresa ha coinciso anche con l’avvio del bonus 110% che sta cominciando a mostrare i suoi effetti positivi. E anche da una serie di misure e azioni sblocca cantieri, implementate nei mesi immediatamente successivi il lockdown da parte del governo e degli enti locali. La seconda ondata della pandemia ha di nuovo frenato la crescita e i mesi invernali si presentano sotto il segno dell’incertezza e del timore di una nuova battuta d’arresto.

Si accentuano le difficoltà per le piccole imprese

Innanzitutto si confermano lievi miglioramenti che riguardano prevalentemente le imprese di maggiore dimensione, più strutturate e capaci di intercettare la domanda pubblica. Mentre si accentuano le difficoltà per le realtà più piccole. I saldi di opinioni relativamente agli andamenti complessivi delle attività delle imprese (ovvero la differenza aritmetica tra le imprese che dichiarano di essere andate meglio e quelle che dichiarano un peggioramento) sono stati pari a: -3 punti percentuali per l’intero campione; +17 per le imprese con maggiore numero di dipendenti; -14 per quelle con un numero di addetti compreso tra 6 e 20.

Critica la situazione occupazionale nel Lazio

Guardando più in dettaglio ai diversi segmenti di mercato si conferma il ruolo trainante delle attività di valorizzazione e riqualificazione del patrimonio immobiliare privato (saldo di opinioni +26 punti percentuali) e sembrano in ripresa anche gli interventi di recupero urbano (+5,9). Dai quali, da tempo, gli imprenditori si attendevano segnali positivi. Nonostante questi timidi effetti, le aziende sottolineano che la situazione occupazionale continua a presentare criticità che tendono ad accentuarsi (il saldo di opinioni è pari al -6 punti percentuali). L’impatto della pandemia ha acuito, purtroppo, la frattura tra imprese che riescono a mantenersi sul mercato grazie alla loro solidità e alla capacità di rispondere alla complessità dei cambiamenti in corso e le altre. Che sono meno strutturate e meno dinamiche.

Gli imprenditori divisi tra delusione e fiducia

Infatti, dalle dichiarazioni degli imprenditori relative all’andamento delle attività nel periodo tra gennaio e settembre emerge una notevole differenza. La metà delle aziende ha visto ridursi in maniera significativa il proprio giro d’affari, mentre il 20% è riuscito addirittura ad incrementarlo. La diffusione delle difficoltà incontrate dalle imprese è anche testimoniata dal 60% che ha fatto ricorso alla cassa integrazione guadagni. Coerentemente a questo quadro, le opinioni degli imprenditori sulla possibilità di uscita dalla crisi, sono polarizzate tra chi esprime una certa fiducia di ripresa (44%) e chi, d’altro canto, prevede crescenti difficoltà (51%) o addirittura teme di dover chiudere l’impresa (5%).

Si spera per le ristrutturazioni private

Per quanto riguarda le aspettative per il 2021 prevale l’incertezza con saldi di opinione peggiori (-12 punti percentuali) rispetto a quelli espressi lo scorso anno. Le imprese più strutturate e di dimensione maggiore esprimono indicazioni meno negative. E la percentuale più alta di difficoltà è registrata tra i piccoli operatori. Guardando ai singoli segmenti la situazione appare piuttosto articolata. Emergono aspettative di crescita per le attività di ristrutturazione (+30,2 punti percentuali) per gli interventi di recupero urbano (+6,7), si accentuano, invece, i segnali di crisi profonda relativamente all’edilizia ricettivo alberghiera (-46,2) e anche a quella commerciale (-30,8).

Il Lazio aspetta l’impegno delle amministrazioni

Il nuovo scenario si verrà a configurare nei prossimi mesi, quando si spera di uscire dall’emergenza Covid-19. E quando verranno avviati i progetti di sviluppo sostenuti dal recovery fund. Da un lato presenterà significative opportunità per le imprese che sapranno intraprendere la strada dell’innovazione, modificando il loro approccio strategico alle attività di costruzione. Dall’altro rischia di accentuare quel processo di divaricazione tra soggetti forti ed estremamente deboli. Un elemento vitale per le prospettive di rilancio del settore deriverà dal contributo e dall’impegno delle pubbliche amministrazioni. Che dovranno sostenere, incentivare e realizzare le attività di riqualificazione urbana, la messa in sicurezza degli edifici pubblici e, soprattutto, l’efficientamento energetico grazie anche al bonus del 110%.

Le imprese chiedono un ammodernamento del Paese

Su questi temi le opinioni degli imprenditori sono concordi. Indicano come urgenti e molto efficaci, per la ripresa delle attività di tutte le aziende del comparto, gli investimenti diretti per l’edilizia scolastica innanzitutto. Poi, l’ecobonus per la riqualificazione energetica (che raccoglie poco meno del 90% di giudizi favorevoli). E, più in generale, un piano nazionale per l’ammodernamento infrastrutturale del Paese. Tali impegni, però, non saranno sufficienti in assenza di interventi sia di carattere normativo che operativo. Capaci di trasformare in maniera radicale il modo di lavorare delle pubbliche amministrazioni. Solo, infatti, attraverso una semplificazione e un efficientamento generale della macchina amministrativa auspicati dall’82% degli imprenditori, si potrà rimuovere uno dei principali vincoli che frenano lo sviluppo del nostro Paese.