Elezioni Calabria, trionfa il centrodestra con Occhiuto: Tridico affonda, l’onda civica di Onorato si è infranta

Elezioni Calabria

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Non era solo una scommessa: era il banco di prova del campo largo. E invece in Calabria è arrivata la conferma che quel progetto non regge. Con il 57,3 % contro il 41,7 %Roberto Occhiuto strappa il secondo mandato, mentre Pasquale Tridico, ex “padre del reddito di cittadinanza”, esce dalla contesa con un risultato che suona come una sonora bocciatura elettorale.

Il sipario sul tentativo di rimonta era già calato nei pronostici. Neppure la speranza di un distacco sotto i dieci punti ha retto fino all’ultimo. I sondaggi più ottimistici davano un distacco ridotto, ma ieri pomeriggio le proiezioni portavano già Occhiuto sopra del doppio.

Qual è il senso politico più forte che resta? Il “campo largo”, supportato anche sui social dall’assessore allo sport e ai grandi eventi del Comune di Roma Alessandro Onorato, non soltanto non ha sfondato: è naufragato clamorosamente. E in Calabria la sconfitta è più netta di quella di una settimana fa nelle Marche.

Tridico: l’uomo del reddito di cittadinanza che crolla

Tridico arriva da una lunga carriera politica e tecnica: fu alla guida dell’INPS tra il 2019 e il 2023, guidando la fase applicativa del reddito di cittadinanza. Quell’esperienza era diventata il suo biglietto politico. Per questo il risultato calabrese brucia ancora di più per il Movimento 5 Stelle. Nel programma, Tridico aveva promesso di reintrodurre il reddito di cittadinanza in Calabria e di rafforzare la sanità pubblica. Ma le promesse si sono rivelate un boomerang. In una regione dove lo spettro della povertà dovrebbe essere terreno fertile per promesse assistenziali, gli elettori hanno deciso di cambiare.

L’analisi più netta che emerge dal voto dice che i sussidi non sono più attrattivi come una volta. Le promesse di reddito e sostegno sociale non hanno mosso masse come ai tempi d’oro del MoVimento.
I voti del M5S sono rimasti bassi: 6,4 % per la lista di partito e 7 % per “Tridico presidente”. In totale, un buon risultato in prospettiva apparente, ma un risultato ben al di sotto delle aspettative, specie in una regione che dovrebbe essere nella “zona rossa” del bisogno.

In questo clima, il centrodestra ha giocato forte sul tema delle infrastrutture, in particolare il Ponte sullo Stretto, presentato come una priorità chiave per lo sviluppo della regione.

Il “campo largo” affonda

Il progetto del “campo largo” doveva allargare la base elettorale, sommare forze, ricomporre. In Calabria ha mostrato il suo rovescio: troppe anime, poco collante, e scarsa capacità di parlare alla gente oltre slogan e post social. Le liste civiche e i satelliti progressisti raccolgono briciole: il PD regge a singhiozzo, le sigle alternative arrancano e i pentastellati non esplodono. È la dimostrazione pratica che l

Onorato: il civismo da social che si è fermato… in autogrill

L’assessore Alessandro Onorato, con il suo “Progetto civico” aveva immaginato un’onda capace di travalicare Roma e conquistare territori. Sarebbe dovuto essere un vero “marchio” politico, da lanciare con liste e volti di richiamo. Peccato che finora il marchio si sia rivelato più boutique di nicchia che una piattaforma nazionale.

Nelle Marche, infatti, le tre liste civiche (tra cui quella collegata al progetto civico di Onorato) hanno raccolto il 10,69% complessivo. Non un disastro assoluto, ma molto lontano dalla missione di creare una terza forza. In Calabria il quadro è ancor più impietoso. Le due liste civiche “Democratici progressisti” e “Casa riformista” insieme hanno preso circa il 9% dei voti. Peggio di come è andata la settimana scorsa nelle Marche. Insomma, un flop assoluto. Che nemmeno sommato alla lista civica del M5s produce un impatto significativo.

Perché è successo? Perché il civismo che funziona è quello radicato: comitati locali, leadership storiche, radicamento territoriale. Quel che Onorato ha messo sul piatto è apparso spesso come una brandizzazione politica, sostenuta da nomi e risonanza mediatica, ma priva della trama locale necessaria per tradurre visibilità in voti. In sostanza: Instagram non vale un seggio, e i “big name” scesi in campo non hanno fatto la differenza quando mancava il radicamento sul territorio.

Ambizione vs. realtà: il confine sottile del “progetto civico”

Il progetto di Onorato aveva un ambizioso obiettivo di esportare il modello civico romano altrove. L’operazione si è però scontrata con tre verità scomode: il voto locale premia il radicamento; le liste civiche senza organizzazione sul territorio sono temporanee; la comunicazione social è utile ma non paga il conto all’uscita del seggio. Quindi Onorato ha sperimentato il classico percorso del «brand politico» che funziona come etichetta, ma non come macchina elettorale. E quando le urne parlano, il brand si scopre smagrito.

Reazioni e numeri: il centrodestra brinda

A Gizzeria, nel quartier generale di Occhiuto, non resistevano alla tentazione del brindisi. Da Antonio Tajani a Giorgia Meloni, i commenti si sono sprecati nel sottolineare che la Calabria ha premiato il centrodestra unito. Dall’altra parte, tra le lacrime di mestiere e le analisi di circostanza, Tridico parla di “battaglia intensa” e Conte invoca conti da fare. Ma il dato resta: la somma delle liste civiche e progressiste non ha costruito un’alternativa credibile.

La sconfitta calabrese non è un episodio isolato: dopo le Marche e prima della Toscana il 12-13 ottobre, il centrosinistra e le forze civiche dovranno decidere se inseguire politicamente il marketing della buona intenzione o rimboccarsi le maniche per costruire radicamento territoriale.

La lezione amara del voto calabrese in attesa della Toscana e della Campania

Il trionfo del centrodestra non è soltanto un plebiscito per Occhiuto, è un messaggio chiaro agli avversari. Infrastrutture, concretezza e radicamento valgono più di promesse assistenziali rilanciate a ripetizione. Il reddito di cittadinanza, che pure ha avuto il suo ruolo nella storia politica recente, qui non ha fatto miracoli. Gli elettori hanno preferito scommettere su progetti percepiti come sviluppo reale piuttosto che su misure assistenziali dal sapore vintage. Che poi si riveleranno promesse mancate, lo vedremo in seguito.

Il risultato impone una riflessione. Chi vuol ricostruire un’alternativa credibile deve mettersi alle spalle i post sui social e le passerelle e tornare nelle strade, nelle piazze e negli uffici pubblici dove si costruisce fiducia giorno per giorno. Con la Toscana all’orizzonte e la Campania che andrà al voto a novembre, il centrosinistra ha ora l’occasione (o la condanna) di dimostrare se davvero sa trasformare idee in alleanze solide e progetti concreti, oppure resterà spettatore delle stesse sconfitte replicate.