Elezioni regionali, Veneto a Stefani, Campania a Fico e Puglia a Decaro. Ma vince l’astensionismo

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Elezioni in Campania e Veneto, vince l’astensionismo. Alle elezioni regionali del 23-24 novembre 2025, sia in Campania che in Veneto, così come in Puglia, il dato più eclatante – e inquietante – è il drastico calo dell’affluenza: solo poco più di un terzo degli elettori si è presentato alle urne.

Campania: fine dell’era De Luca, Fico spinge al rinnovamento

In Campania si chiude un decennio sotto il segno di Vincenzo De Luca, il governatore-sceriffo che ha dominato la scena politica locale. Il suo testimone sembra passare a Roberto Fico, sostenuto da un campo largo che unisce Pd, M5S e altre liste civiche. Secondo le prime proiezioni, Fico è in netto vantaggio su Edmondo Cirielli, il candidato del centrodestra.

L’affluenza in Campania si è attestata attorno al 32,09%. Questo calo netto rispetto al passato non può essere ignorato: non è solo un sintomo di disinteresse, ma di una frattura crescente tra cittadini e politica regionale. Il baratro elettorale, in un momento in cui la sanità, il lavoro e il ripopolamento delle aree interne sono i veri nodi irrisolti, si fa più evidente. L’avvocato Renato Mattarelli, che assiste la famiglia di un uomo deceduto per un caso di malasanità in un’ospedale campano (il cui processo è atteso per marzo 2026), ha sottolineato come la nuova giunta dovrà rispondere non solo ai numeri, ma anche alle ferite sociali lasciate da anni di gestione controversa. E forse è per questo che i campani hanno preferito boicottare le urne: per le troppe promesse non mantenute.

Chi è Roberto Fico

Roberto Fico, che secondo le proiezioni sarebbe vincente con preferenze che si aggirano attorno al 56/58% è un esponente storico del Movimento 5 Stelle e figura nota della politica parlamentare. Conquista la presidenza della Campania guidando un campo largo che unisce M5S, Pd e liste civiche. Le proiezioni lo danno in netto vantaggio, risultato che certifica un ricompattamento dell’opposizione locale dopo il lungo decennio di De Luca. 

Fico arriva con un profilo personale e politico ben noto: napoletano, originario del M5S “puro” e con trascorsi di peso a Montecitorio, ha saputo trasformare la propria notorietà nazionale in credibilità regionale sfruttando temi sensibili come sanità, lavoro e servizi territoriali. In campagna elettorale ha scelto di puntare su un messaggio di ascolto e miglioramento della qualità della vita, segnalando la sanità come priorità assoluta. Le sfide immediate per Fico sono quelle di gestire una coalizione eterogenea, tradurre promesse in atti amministrativi e rispondere al tema della partecipazione elettorale che resta bassa. Sul piano nazionale, la vittoria gli regala visibilità come possibile figura di riferimento dell’opposizione, ruolo sottolineato anche da rilevazioni e commentatori esterni.

Veneto, centrodestra vincente con la Lega post-Zaia

Il Veneto dice addio a Luca Zaia, il presidente uscente che dopo tre mandati non poteva ricandidarsi. Il suo lascito, però, non garantisce continuità automatica a chi verrà: il giovane Alberto Stefani, ex vicesegretario leghista, appare in netto vantaggio per raccogliere il testimone. Stefani, sostenuto da Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia e altre liste moderate, secondo Euronews si attesta tra il 59% e il 63% nei primi dati, contro il 30-34% del centrosinistra guidato da Giovanni Manildo. Ma anche qui, il calo dell’affluenza è drammatico, attestandosi attorno al 33,8%.

Chi è Alberto Stefani

Il Veneto conferma la sua inclinazione verso il centrodestra, ma con un passaggio di testimone: Alberto Stefani, giovane leader della Lega, raccoglie il mandato di succedere a Luca Zaia con una vittoria netta (proiezioni oltre il 60%). Il risultato certifica la forza elettorale delle liste di centrodestra locali, con la Lega che mantiene un ruolo centrale nella regione. Stefani arriva con un profilo “nuova generazione”: ex sindaco, giovane parlamentare e figura emersa rapidamente negli ultimi anni. La sua campagna ha puntato su continuità gestionale, sviluppo economico e sicurezza, cavalcando il radicamento territoriale costruito dalla Lega negli ultimi lustri. Resta però aperto il tema della convivenza interna alla coalizione – Fratelli d’Italia e Lega continuano a misurarsi su ruoli e visibilità – ed è proprio su questo terreno che si gioca parte del suo potere amministrativo.

Antonio Decaro: la Puglia sceglie la (nuova) continuità

La Puglia premia Antonio Decaro, figura tra le più popolari del centrosinistra meridionale: ex sindaco di Bari, presidente ANCI e oggi volto noto anche a Bruxelles, Decaro ottiene una vittoria che prova a mettere un solido ponte tra amministrazione locale e agenda nazionale del Pd. Le prime proiezioni lo danno ben oltre la soglia del 60%: un segnale di fiducia verso il progetto di continuità dopo l’era Emiliano.

Cosa cambia: Decaro eredita una Puglia che chiede infrastrutture, lavoro e transizione green. Il suo compito sarà trasformare il consenso in scelte di governo efficaci e visibili, perché la scommessa politica è anche la prova di concretezza amministrativa.

Che significano queste vittorie per la politica nazionale?

Il quadro è duplice. Da un lato, la vittoria del campo di centrosinistra/M5S in regioni chiave del Sud dimostra che l’opposizione può ancora costruire candidature vincenti se compatta. Dall’altro, la tenuta del centrodestra in Veneto indica che il blocco al governo conserva solide roccaforti regionali. Nel complesso, non si tratta, al netto della bassa affluenza, di uno tsunami politico: i vincitori hanno ottenuto grossi margini in percentuale, ma a votare sono andate davvero poche persone. Ed è, ancora una volte, questo su cui la politica deve riflettere.