Emanuela Orlandi, nuove rivelazioni choc: “A Roma catacombe del Vaticano dove sparirebbe un cadavere”
Nuove esplosive rivelazioni sul caso Emanuela Orlandi. A farle è la giornalista Maria Antonietta Calabrò, autrice di Il trono e l’altare, nel corso dell’audizione del 30 ottobre 2025. Una delle sue affermazioni più allarmanti è stata: “A Roma esiste un reticolo di catacombe del Vaticano in cui si può far sparire un corpo con estrema facilità”. Una frase che rilancia la domanda: quanto sappiamo davvero delle zone d’ombra intorno alla città Stato?
Scomparsa Emanuela Orlandi, la pista finanziaria messa sotto la lente
Maria Antonietta Calabrò ha collegato la scomparsa della cittadina vaticana alle grandi crisi finanziarie che hanno segnato gli ultimi decenni della Santa Sede. Ha ricordato il fallimento del Banco Ambrosiano, la vicenda del tentato attentato a Giovanni Paolo II da parte di Mehmet Ali Āğa, e gli accordi di Ginevra per i creditori del Banco Ambrosiano gestiti tramite fondi della Segreteria di Stato della Santa Sede.
Ha inoltre richiamato gli scandali successivi. Il primo Vatileaks nel 2012 e la crisi dell’Istituto per le Opere di Religione (IOR), culminata con il rientro in Italia di un miliardo di euro dopo la convenzione fiscale Vaticano-Italia del 2015. La giornalista ha posto l’accento su una pista finora trascurata: la cosiddetta “pista di Londra”, emersa nel 2017 e archiviata come “falsa” senza spiegazioni soddisfacenti.
La cosiddetta pista di Londra nasce quando il giornalista Emiliano Fittipaldi pubblicò documenti e ricostruzioni che indicarono contatti e spostamenti che avrebbero collocato Emanuela Orlandi anche fuori dall’Italia, ipotizzando una trattenuta nel Regno Unito. Quella lettura si è appoggiata a un dossier interno attribuito a uffici vaticani e ad alcune testimonianze raccolte o rilanciate in quegli anni. Ma per gli inquirenti e per la Commissione parlamentare la qualità delle prove non è valida, mettendo in evidenza incongruenze tali da definire la pista “falsa” o non sostenibile senza ulteriori riscontri concreti.
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Emanuela Orlandi, i depistaggi e l’avvistamento a Bolzano
“Ora lo dicono anche i magistrati: ci sono stati depistaggi in questo caso”, ha spiegato il fratello di Emanuela, Pietro Orlandi, durante un’intervista televisiva. “Non sono mitomani, ci sono stati uomini dello… dello Stato che hanno manipolato tracce, orientato indagini in modo preciso”. Fra queste, la pista di Bolzano dove una testimone affermò di aver visto una ragazza simile a Emanuela, poi caricata su un’auto targata “Roma”, e l’ex funzionario del SISMI tedesco-italiano Rudolph Teuffenbach, perquisito nel 1985.
La pista di Bolzano/Terlano è una delle ricostruzioni più antiche e delicate. La testimone centrale è Josephine Hofer Spitaler, che nel 1983 dichiarò di aver visto una ragazza somigliante a Emanuela arrivare e poi essere prelevata in prossimità di un casale a Terlano. Secondo la testimonianza, la ragazza rimase in quella casa per alcuni giorni e poi fu accompagnata via da un uomo identificato come Rudolf von Teuffenbach, figura con legami con ambienti del Sismi e con vicinanze al Vaticano.
La pista ha più punti di forza: la presenza di una testimone con dichiarazioni ripetute nel tempo, riscontri aneddotici di telefonate e la circostanza che Teuffenbach, perquisito negli anni ’80, appare negli atti dell’indagine. Ma ha anche limiti. La testimone è deceduta (nei tempi recenti) e alcune dichiarazioni si basano su ricordi lontani, frammentati e a volte smentiti dall’interessato. La Commissione e la magistratura hanno quindi considerato la pista meritevole di verifiche ma non risolutiva, anche perché non sono emerse tracce materiali definitive che colleghino il casale di Terlano o i movimenti di Teuffenbach alla scomparsa.
Il dossier che fa tremare le stanze vaticane
Il magistrato Otello Lupacchini, intervenuto a “Ignoto X”, ha detto: “Tutte queste piste portano a un luogo preciso, la Città del Vaticano”. “È ragionevole che esista un dossier sul caso, considerato che la Segreteria di Stato e altri emissari hanno avuto contatti diretti con chi ha tentato ricatti sulla pelle di Emanuela. Non è semplicemente un depistaggio se il dossier è secretato”. A sua volta, l’avvocata della famiglia Laura Sgrò ha dichiarato che il promotore di giustizia vaticano Alessandro Diddi ha confermato l’esistenza del documento, richiesto dalla famiglia dal 2017 senza risposta.