Buon segno, Enrico Letta torna ad Achille Occhetto modello ‘94

Enrico Letta torna indietro di quasi trent’anni, al 1994, al tempo di Occhetto.
Chi c’era lo ricorderà il caravanserraglio dell’alleanza progressista che portò a schiantare la “gioiosa macchina da guerra” di Achille Occhetto mentre scendeva in campo Silvio Berlusconi. Anche allora con i centristi di mezzo: se li recupera stavolta avrà i Cinquestelle contro. Poco cambia.

Letta alias Occhetto
Ieri, nella solita eccitazione priva di sudore ha annunciato che il Pd, con uno straordinario sforzo di fantasia, chiamerà la sua lista democratici e progressisti. Commossi, porteremo fiori.
Letta-Occhetto è davvero fuori dal mondo. Ieri ha deciso pure di scegliere l’avversario che più gli garba – la Meloni – dimenticando quel pericoloso dettaglio per cui sono gli elettori a decidere i leader e non lui.
Ma è la solita strategia che prevede il copione della paura. Se risale Salvini nei sondaggi, tocca a lui. Poi, non sia mai fosse zio Silvio a crescere. E si fanno chiamare pure democratici…
L’Italia dal 25 settembre…
Non una parola sull’Italia dal 25 settembre in poi, perché stanno impiccati alle formule, ai veti, alle liti tra di loro. Però giurano di essere, al solito, migliori del Centrodestra.
Di qua, dalle parti del Centrodestra, si farebbe bene a fuggire prima possibile dal politichese.
Regole sulla premiership, quelle sui collegi, occhio che gli americani si incazzano: ma per favore… Un dibattito di una noia mortale.
Rispetto a Letta alias Occhetto il Centrodestra ha la forza valoriale dalla sua e programmi concreti: e non è un caso che i governi durati più a lungo dal ‘94 ad oggi siano stati guidati proprio da Berlusconi. Perché c’è una coesione programmatica che a sinistra se la sognano e per questo la devono buttare in caciara.
Vai Letta, fai pure il politologo progressista, dimenticati che cosa vogliano dire sicurezza e fisco, ad esempio. Sogni droga libera e cittadinanza facile, con un pizzico di patrimoniale. Come allora riuscirai a prendere l’ennesima musata: e non sudare, mi raccomando.