Il vulnus di Letta, la balla per acciuffare il Quirinale col Pd

Vulnus Letta

Adesso Enrico Letta si è inventato il vulnus. Siccome non ha i voti per fare come gli pare per il Quirinale, il segretario del Pd pronuncia autentiche bestialità costituzionali. Perché un leader politico che afferma che l’elezione del prossimo Capo dello Stato sarebbe un “vulnus” se passasse con “soli” 505 voti, mente. Rispeditelo in Francia a ripassare le tabelline.

Come se la maggioranza assoluta dei grandi elettori del Presidente della Repubblica non certificasse che non ce ne sarebbe uno in grado di avere più consensi. Di fronte al probabile fallimento ormai il Pd si attacca a qualunque bugia. Dopo, franerà.

Letta ha bisogno del vulnus

Ovviamente Letta la soluzione ce l’ha: se il Centrodestra votasse uno di sinistra deciso dal Pd, allora la democrazia sarebbe rispettata. Se invece il Centrodestra elegge un proprio esponente al Colle superando i veti di Letta sarebbe una bestemmia contro la democrazia. Rossa.

Negli anni in cui il segretario del Pd è stato in Francia dopo essere stato mandato in esilio da Matteo Renzi, deve aver dimenticato la Costituzione della Repubblica. I 505 voti sono quelli che servono dal quarto scrutinio in poi. Dice la Carta: se non c’è un presidente nei primi tre scrutini in grado di avere la maggioranza dei due terzi delle Camere, si elegge quello che raccoglie la maggioranza assoluta. Per il segretario del Pd quell’articolo della Costituzione è stato abrogato di nascosto. Da chi, lo sa solo lui.

È un leader smemorato

Eppure è già successa in più occasioni l’elezione del Capo dello Stato con poco più del 50 per cento dei voti, non si è trattato di eccezioni. Nel 1948 con Luigi Einaudi; poi nel 1962 con Antonio Segni; ancora nel 1971 con Giovanni Leone; e persino nel 2006 con Giorgio Napolitano, ma Letta se lo è già scordato.

Ben quattro presidenti su dodici, dunque, eletti a maggioranza assoluta e senza bisogno di arrivare ai due terzi. Letta ha bisogno di buoni studi, altro che vulnus.