Eredità Agnelli, la tesi dell’accusa: sottratti al fisco 900 milioni di euro

“Non è nostra intenzione farci trascinare in una rissa mediatica poiché ci sentiamo più a nostro agio a rispondere nelle sedi giudiziarie come abbiamo sempre fatto negli ultimi venti anni. Ma è di immediata evidenza l’incompatibilità logica e giuridica tra la disponibilità di fondi, peraltro nota da anni, e la circostanza riportata da taluni organi di informazione per i quali sarebbero stati “nascosti”. E’ un’evidente contraddizione, perchè gli stessi fondi sono stati regolarmente dichiarati al fisco dal nostro assistito, che ha pagato le imposte dovute e continuerà a farlo”. Così i legali di John Elkann, presidente di Stellantis e Ferrari, in una nota a commento di ulteriori indiscrezioni legata alla vicenda sull’eredità di Gianni Agnelli, e di sua figlia Margherita.

“Inoltre l’attuale assetto proprietario della Società Dicembre, che è stato definito oltre 20 anni fa e che riflette la precisa volontà dell’Avvocato Agnelli nell’assicurare continuità alle attività della famiglia, volontà arcinota e accettata da tutti gli interessati quando ancora egli era in vita, non può in alcun modo essere messo in discussione. Rinnoviamo la nostra fiducia nel lavoro dei magistrati”.

Eredità Agnelli: cosa sospettano i magistrati torinesi

Nel 2013, in uno dei mille rivoli giudiziari generati dalle mosse di Margherita, la procura di Milano fece un tentativo e alla fine si arrese. Non senza prendere nota che “molteplici indizi portano a ritenere come verosimile l’esistenza di un patrimonio immenso in capo al defunto Gianni Agnelli, le cui dimensioni e la cui dislocazione territoriale non sono mai stati definiti”.

 Il Fatto quotidiano tornando sull’inchiesta dei magistrati torinesi che vede indagati per frode fiscale John Elkann, il commercialista Gianluca Ferrero e il notaio Urs von Grünigen, esecutore testamentario di Marella scrive che una prima società offshore già individuata, con una disponibilità di fondi per l’equivalente in euro di 500 milioni riferibili – in quota – al presidente di Stellantis, John Elkann, e di almeno altri 400 milioni che potrebbero portare – sempre con due diverse quote – ai suoi fratelli, Lapo e Ginevra. È l’ipotesi, ancora tutta da dimostrare, su cui lavora la Procura di Torino.