Esplosione in via dei Gordiani a Roma: “Non è una fatalità, le istituzioni sapevano tutto”

Un’esplosione violentissima ha squarciato l’aria di via dei Gordiani, a Roma est, la mattina di ieri, venerdì 4 luglio 2025. Un boato che ha fatto tremare tutto il quartiere Casilino-Prenestino e che poteva trasformarsi in una strage. Sessanta bambini stavano per iniziare il centro estivo a Villa De Sanctis, mentre altri frequentavano il vicino centro sportivo. Intorno, la città continuava la sua giornata, ignara del pericolo.
I danni sono pesantissimi. Finestre divelte, crepe nei muri, crolli: la scuola comunale dell’infanzia Il Piccolo Principe e il plesso Balzani, dove si trovano scuola dell’infanzia e primaria, sono inagibili. Fino a pochi giorni fa, decine di bambini erano in quelle aule. A settembre, probabilmente, non potranno più tornarci.

Le dichiarazioni del Comitato dei Genitori dell’I.C. Simonetta Salacone
Il Comitato dei Genitori dell’I.C. Simonetta Salacone ha deciso di parlare chiaro. “Non è stata una disgrazia. Non è stato un incidente. È il risultato di anni di denunce ignorate, di proteste inascoltate, di proroghe e autorizzazioni concesse senza criterio”, accusano in un comunicato durissimo.
Al centro della rabbia c’è l’impianto MCR Metalli, attivo in via Balzani, a ridosso del giardino della scuola. Un impianto che smaltisce metalli e convive, muro contro muro, con bambini di tre anni. Da oltre dieci anni, il comitato Albero Magico denuncia le condizioni tossiche dell’area: polveri, odori, fumi, carburanti e materiali altamente infiammabili.
A pochi metri, si trovano anche distributori di benzina e impianti di rottamazione. “Un contesto inadatto e pericoloso”, dicono i genitori. Eppure le istituzioni – dalla Regione Lazio al Comune – hanno lasciato fare, hanno firmato proroghe, ignorato le segnalazioni, messo a rischio la vita di chi ogni giorno entra in quella scuola.
Ora la misura è colma. “Pretendiamo la bonifica certificata dell’area, la messa in sicurezza immediata delle scuole, e trasparenza su quanto è accaduto. Vogliamo sapere chi ha permesso tutto questo”, scrivono i genitori.
Nel frattempo, si stringono intorno a chi ha perso casa o ha subito ferite, ma concludono con una frase netta: “La nostra paura è diventata rabbia”.