Evaso romano catturato a Chieti, ma di Johnny lo Zingaro nessuna traccia

carcere rebibbia

Era evaso dai domiciliari a Roma il 16 agosto, viene arrestato dalla Polizia di Stato in provincia di Chieti. Immediatamente gli investigatori del commissariato Tuscolano, diretto da Fiorella Bosco, si sono messi sulle tracce dell’uomo e, non avendolo trovato nella capitale, hanno approfondito le indagini scoprendo che aveva dei parenti in provincia di Chieti.

A quel punto i poliziotti hanno organizzato degli appostamenti nei pressi di una casetta di campagna, in una piccola frazione rurale, intestata al fratello deceduto del ricercato. È stato così che l’uomo è stato catturato finendo di nuovo in manette e, ultimati gli atti di rito, è stato portato nel carcere di Vasto.

Continua la caccia a Mastini, evaso per l’ennesima volta

Ancora nessuna traccia, invece, di Giuseppe Mastini, l’ergastolano detto Johnny lo Zingaro per le sue origini sinti.  “Era in permesso premio e doveva rientrare in carcere, ma non lo ha fatto. Ma come faceva a godere ancora di permessi premio, dopo 17 evasioni, 2 negli ultimi 3 anni?”. Se lo chiede Maricetta Tirrito, portavoce del Comitato dei collaboratori di Giustizia (Cogi). “Evasioni – sottolinea – che arrivano sempre durante i permessi premio o regimi di semilibertà. Eppure parliamo di un criminale storico, coinvolto in tanti dei misteri romani, fin dagli anni ’70, a cominciare dal caso Pasolini. Un episodio che aumenta le perplessità sulla gestione delle pene, sul sistema carcerario, sulla certezza del diritto, sulla tutela di chi si è esposto aiutando la magistratura a mandare in carcere chi si è macchiato di delitti orribili nel nostro Paese”.

“Troppi punti oscuri su questa evasione”

“E’ un episodio che squarcia ancora una volta – aggiunge la portavolce del Cogi – il velo di ipocrisia sull’efficienza della Giustizia, incapace di organizzare la propria filiera di comando. Lo abbiamo visto con le scarcerazioni dei boss mafiosi durante il lockdown, lo rivediamo oggi con l’evaso Johnny lo zingaro. Chi è che prende queste decisioni? Chi controlla? Con quale faccia possiamo guardare negli occhi i parenti delle vittime, o chi ha collaborato per aiutare gli investigatori a formulare un quadro accusatorio utile in un processo?”

Una carriera criminale fatta di rapine e omicidi

Johnny lo zingaro era rinchiuso da luglio 2017 nel carcere di massima sicurezza di Sassari, dopo la precedente evasione il 30 giugno 2017, dal penitenziario di Fasano (Cuneo). Anche in quel caso era uscito, godendo del regime di semilibertà, ma non era tornato. Ha alle spalle una lunga scia di sangue dalla fine degli Anni 70. Primo omicidio a 11 anni. Non ci voleva un genio per capire cosa sarebbe potuto accadere con un nuovo permesso premio. E mai come in questo caso la parola ‘premio’ assume il sapore della beffa”.