Dopo La Molisana adesso tornano ad aver paura di Faccetta Nera…

Faccetta nera

La caccia ai fascisti continua, a partire da quelli che si fanno riconoscere cantando Faccetta Nera. Lo si diventa in automatico, l’importante è stare dalla parte sbagliata, quella che sconfigge la sinistra addirittura in democrazia. Oppure se apprezzi quella pasta che fa tanto discutere, La Molisana, che non benedicono.

Ieri è toccato ad Elena Donazzan (nella foto) gagliarda donna di destra del Veneto e assessore all’istruzione in regione, nella giunta di Luca Zaia.

Faccetta Nera e non bella ciao

I soliti compagni di demonio hanno scatenato l’inferno perché ha cantato Faccetta Nera alla radio. Era ospite de La Zanzara, dove Giuseppe Cruciani e David Parenzo conducono a coppia la trasmissione con il loro stile goliardico e a volte irritante (soprattutto il secondo). Le hanno chiesto se preferisce Faccetta Nera o Bella Ciao. E come avrei risposto io e tantissimi di quelli come me, ha detto e canticchiato Faccetta Nera. Tanti altri preferiscono la seconda. Amen. E invece è successo il solito putiferio rosso.

Perché in questo paese ti devono entrare nella capoccia e decidere loro quale canzone ti deve piacere. Poi, se osi dire che ti piace Faccetta Nera non puoi fare l’assessore all’istruzione. Come se la Donazzan l’avesse proposta come materia di studio. O pretendesse di dar da mangiare La Molisana alla mensa scolastica.

Questi stanno davvero fuori di testa e fa male chi pensa di starsene nell’ombra per evitare attacchi. Ogni giorno ne trovano una, basti pensare allo sguaiato attacco che da La Stampa è partito in direzione Salvini-Meloni (che si è arrabbiata di più), definiti da Massimo Gianni “sciamani d’Italia”.

Il ministro Tremaglia

Viviamo in una Nazione che sta perdendo paurosamente punti di civiltà, se per demonizzare l’avversario politico si rincorrono ancora adessoarmamentari ideologici che nessuno intende proporre.

Ci casca anche qualcuno di questa parte del campo, pronto a scrivere – vero senatore De Bertoldi? – che in Fdi “non c’è spazio per i fascisti”. Non ci sono camicie nere che bussano alla porta, stia tranquillo il senatore. Ma ci sono semplicemente i figli di una storia che esige rispetto.

An fece diventare ministro della Repubblica “un ragazzo di Salò” che si chiamava Mirko Tremaglia. Per quel che mi riguarda ne resto fiero, pure se nella storia controversa di quel partito che lasciai non certo per questioni di potere spicciolo. Ma anche questi sono fatti. Come quelli – e tanti –  che raccontano la storia stupenda del Msi. E grazie a Elena Donazzan per non aver avuto paura di avere coraggio.