“Fai finì st’epidemia”: lettera a Dio recitata da Paola Cortellesi (video)

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La poesia al tempo del coronavirus. La poesia e l’amarezza. Paola Cortellesi recita una bellissima poesia in dialetto romanesco dedicata a quest’epidemia e alle sue conseguenze. Ne dà notizia RomaToday, che dice che la poesia, che si chiama Lettera al Padreterno, sta girando sui social in maniera virale. La Cortellesi dice che è opera di una sua amica poetessa anonima, la sua “amica S”, ma chissà… Lei comunque l’ha recitata da par suo, in maniera molto coinvolgente ed espressiva. Nella poesia un uomo si rivolge in questo momento al Padreterno per riflettere sulla difficile situazione con cui il coronavirus ci mette davanti a noi stessi.

L’epidemia ci fa capire quanto siamo piccoli

Secondo l’autore il coronavirus ci ha fatto capire che l’arroganza, la presunzione, l’egoismo dell’umanità si possono distruggere con un semplice starnuto, un colpo di tosse. Noi che abbiamo costruito ponti, strade, palazzi, dighe, noi che armiamo razzi, costruiamo le armi, bombardiamo i cattivi e i buoni, ora ci troviamo impotenti di fronte a questa epidemia. “St’omo tuo non vale niente”, dice la poesia. Che nelle strofe seguenti poi elenca i peccati capitali degli uomini soprattutto nei confronti dell’ambiente, del pianeta e delle specie che lo abitano, sfruttate e sterminate. Insomma, con tutte le nostre conquiste e invenzioni “c’era parso del sapè molte cose più de te…”.

“Ho capito la lezione sotto i colpi del bastone”

Invece, il coronavirus ci ha dimostrato, dice il testo, la nostra limitatezza. “Senza un bacio semo morti”, troppo aridi ed egoisti, senza curarci della gente che soffriva. Il poeta però, rivolgendosi al Signore, dice che l’umanità adesso ha capito la lezione “sotto i colpi del bastone”. Quello che avremmo imparato è che “non ha senso proprio niente se non puoi sta co la gente”. Alla fine la poesia si trasforma in disperata preghiera di far finire l’epidemia e di restituirci al prato, al vento, al mare, alla partita di pallone. E invoca, a difesa dell’umanità, quella gente in tuta bianca dietro il vetro, che combatte contro il nemico. E conclude: possiamo fare grandi cose se capiamo che non siamo dèi…