Ma senza i “fascisti” come li batterete i “comunisti”?

Un tempo erano i comunisti ad attaccarci come fascisti. E ora invece sono i cosiddetti “nostri”.
In rapida successione sono accaduti una serie di fatti che provocano non poco fastidio a chi ha fatto della propria militanza politica un vanto e non un peccato da confessare.

“Fascisti” non lo urlano più solo i “comunisti”
Ma il termine fascisti come insulto era appunto una prerogativa dei comunisti contro il Msi che definivano neofascista. Adesso lo si usa, con incredibile nonchalance, tra alleati. Ogni giorno ne registriamo una.
Per Giorgia Meloni i saluti romani sono antistorici. Lo riterrà vero tecnicamente, ma se saluto chi se ne va al creatore saranno pure affari miei e solo leggi cretine possono pensare di vietarlo.
Poi tocca ad Antonio Cicchetti, sindaco di Rieti, beccarsi una sequela di insulti – anche gli alleati hanno molto democraticamente preso le distanze da lui – per quel boia chi molla al comizio elettorale. Che in romanesco potrebbe significare che chi si astiene dalla lotta è un gran fijo… E in reggino la lotta ad uno Stato avaro con la Calabria negli anni della rivolta.
Invece Cicchetti si becca rimproveri pure da chi saluti romani ne ha fatti assai in vita sua e boia chi molla ne ha urlati in grande quantità (ora, non durante il Fascismo…).
Da Meloni a Cicchetti fino a Nello Musumeci
È un fascista da cacciare persino Nello Musumeci per editto di Gianfranco Miccichè, che ha sparato a zero contro “il fascista catanese” in un’intervista a La Stampa, salvo poi la smentita di rito.
Quando serve, nella trappola ci casca pure qualcuno della Lega. E capita spesso pure a Vittorio Sgarbi.
Ricapitolando: se pure Fi, Fdi e Lega fanno a gara di antifascismo, chi ha militato nel Msi – ad esempio – o persino in An (come sappiamo tutti tranne gli ipocriti) farà bene o no a starsene a casa la prossima volta? Per battere i “comunisti” non ci sarà più bisogno dei “fascisti”. O no?
Mamma che noia. (Anche perché poi quando ci sono le elezioni sono certi candidati a fare l’occhietto alzando il braccio teso…).