Mantovano mette in riga i giudici. Ora fatti dopo le parole

Fatti parole

Finalmente un segnale netto, sperando che i fatti seguano alle parole. Ma quel che, proprio in Sicilia e davanti a Mattarella, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano ha detto sui rapporti tra giustizia e politica dovrebbe porre fine a tante speculazioni, soprattutto a sinistra.

La puntata precedente ha visto come attrice principale la giudice di Catania Jolanda Apostolico, con le sue controverse decisioni in materia di migranti. E l’incitamento dei suoi colleghi – persino a livello di associazione magistrati – a non condividere le norme del governo sullo stop ai clandestini.

Adesso i fatti dopo le parole

Non va bene, ha detto in pratica Mantovano. Il giudice, in Costituzione, non ha il potere di condividere o meno le norme del legislatore; ma molto più semplicemente l’obbligo di applicarle anche se non gli piacciono.

Di più: se proprio non gli garbano l’unico giudice che può stabilire la costituzionalità di una norma siede alla Consulta. Si rivolga alla Corte costituzionale, se ne ha titolo e fondamento, la signora giudice Apostolico, e lì si vedrà chi ha torto e chi ragione. Le parole di Mantovano, nella consueta pacatezza del personaggio, sono lame che affondano nell’ipocrisia dilagante.

Ognuno torni nel suo campo

Dice Mantovano: “Non compete alle Corti né l’invenzione del diritto, né la teorizzazione della maggiore idoneità della procedura giudiziaria a comporre quei conflitti che richiedono esercizio di discrezionalità politica, né la sostituzione a organi nazionali o sovranazionali nel qualificare le relazioni fra gli Stati. Compete alle Corti esprimersi in nome del popolo italiano, non in vece del popolo italiano“. Una raffinatezza che sgombra il campo da ogni dubbio, perché la politica (e le leggi) la fa chi è votato dagli italiani, non altri.

L’occasione per il discorso, il sottosegretario l’ha avuto al convegno di studi della Corte dei Conti che si è svolto a Palermo, proprio alla presenza del Capo dello Stato. E certo, con le sue considerazioni, Mantovano non ha voluto mettere in imbarazzo il Presidente della Repubblica.

Ecco perché ci permettiamo di sperare che alle parole – impegnative – seguano fatti – concreti – che modifichino seriamente la giustizia italiana.