Femminicidio ad Afragola, la denuncia della sociologa Anna Lisa Tota (Roma Tre): “Il patriarcato è un virus che si trasmette di generazione in generazione”

Il femminicidio di Martina Carbonaro, appena quattordicenne, assassinata dal suo fidanzato di 19 anni, scuote le coscienze e mette a nudo le radici più profonde della violenza patriarcale. Ma non è – purtroppo – un caso isolato. A dirlo è la sociologa Anna Lisa Tota, Prorettrice vicaria dell’Università Roma Tre e voce dell’Associazione Italiana di Sociologia, che smonta la narrativa del “raptus” e invita tutti a non voltarsi dall’altra parte.
“Non è un caso isolato: è il riflesso di un modello patriarcale”
«Non possiamo vedere questo ragazzo come un’eccezione – spiega la professoressa Tota – un mostro nato per caso. È figlio di un modello patriarcale tossico che si riproduce a ogni generazione. Il gesto che ha spezzato la vita di Martina non è un atto di follia, ma l’espressione estrema di un’idea di possesso e controllo che la nostra società ancora tollera».

Martina, sottolinea la sociologa, «ha semplicemente rivendicato il suo diritto a scegliere con chi stare, a vivere i suoi sentimenti in libertà. Ma per lui, questo diritto era una minaccia inaccettabile, un colpo all’orgoglio che non poteva permettersi».
“Serve un cambio culturale immediato”
Per la professoressa Tota, la violenza di genere non è un fenomeno episodico, ma un virus sociale che attraversa famiglie, scuole, musica, cinema, sport e università. «Se non mettiamo in discussione questo modo di pensare, continueremo a piangere altre vittime e a chiederci come sia potuto succedere».
Il suo invito è un appello alla responsabilità collettiva: «Non possiamo più permetterci di restare inerti. Dobbiamo smontare, pezzo dopo pezzo, la subcultura patriarcale che uccide. E possiamo farlo solo se tutti – famiglie, docenti, allenatori, artisti, attori, giornalisti – ci assumiamo la nostra parte di impegno».
“Un segnale che non va ignorato”
Il femminicidio di Martina è uno schiaffo alla nostra coscienza. Ci ricorda che la parità di genere non è ancora reale e che ogni storia d’amore può trasformarsi in un incubo, se fondata sul controllo e sul possesso. «La società deve muoversi – conclude la professoressa Tota – perché ogni femminicidio è un segnale che non possiamo più ignorare».