Festa di San Pietro e Paolo a Roma: origine, tradizione e fuochi d’artificio

Sarà la prima volta con il nuovo Papa. Roma si prepara alla sua festa dei suoi Santi Patroni, San Pietro e Paolo, il 29 giugno. Sarà Leone XIV, in qualità di Vescovo di Roma, a celebrare la messa solenne nella Basilica di San Pietro. Ma quel giorno porta in sé storia e tradizione, oltre che preghiere e pellegrini, per un appuntamento liturgico tra i più antichi della Chiesa di Roma, celebrato già nel III secolo all’ombra delle mura vaticane.
Oggi, come allora, le campane risuonano per le messe solenni, le processioni si snodano tra i vicoli di Trastevere e sul Tevere si rispecchia un indimenticabile spettacolo pirotecnico.

San Pietro e Paolo patroni di Roma: le origini
Le prime testimonianze di una festività comune per i due apostoli risalgono al III secolo, quando a Roma – teatro del martirio di Pietro e Paolo – si stabilì il 29 giugno come data per onorarne il sacrificio. Fu proprio in quell’anno che, secondo la tradizione, i loro corpi furono traslati nelle catacombe di San Sebastiano, suggellando il legame tra martirio e devozione cittadina.
Prima dell’adozione di questo calendario, nelle Chiese orientali si commemorava invece in dicembre, ma già dal IV secolo la festa di Roma trovò eco oltre i confini nazionali, fondendo fede e desiderio di unire i fondatori della Chiesa sotto un’unica celebrazione.
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Dal Medioevo al Rinascimento: devozione e spettacolo
Nel Medioevo, le celebrazioni si arricchirono di riti pubblici, con pellegrini che invocavano la protezione dei patriarchi apostolici, mentre le autorità cittadine donavano alla basilica di San Pietro i primi «palli» papali, simbolo dell’universalità della Chiesa. Durante il Rinascimento, alla solennità religiosa si aggiunse l’elemento festivo: fu allora che comparvero le prime luminarie e spettacoli lungo il Tevere, con barche decorate a festa e giochi di acqua che prefiguravano i moderni fuochi d’artificio.
Il Settecento e l’età barocca: tra processioni e prodigi
Con l’avvento del Barocco, la processione assunse una dimensione teatrale: drappi, stendardi e ceri accesi animavano le strade, mentre i romani accorrevano per assistere al passaggio delle confraternite fino alle basiliche di San Pietro e di San Paolo fuori le Mura. Proprio in questo periodo maturò l’uso dei fuochi d’artificio per celebrare la ricorrenza, una pratica che ancora oggi incanta migliaia di spettatori.
Oggi: fede, folklore e fuochi sul Tevere
Nel 2025, al debutto di Robert Francis Prevost – successore di Papa Francesco – come Vescovo di Roma, la festa avrà un sapore ancora più intenso. La mattina del 29 giugno le messe solenni richiameranno i fedeli da tutto il mondo, visto che quest’anno si celebra il Giubileo, mentre al tramonto Trastevere si vestirà di luci e incenso per la processione notturna. Infine, quando il buio avvolgerà la città, il Tevere si trasformerà in uno specchio magico: uno spettacolo di fuochi che si rifletteranno sull’acqua, rendendo Roma ancora più magica.
I fuochi d’artificio: la Girandola di Castel Sant’Angelo
I fuochi d’artificio legati tradizionalmente alla festa patronale di San Pietro e Paolo a Roma sono quelli della Girandola di Castel Sant’Angelo, uno spettacolo pirotecnico che illumina il cielo della Capitale. Ha radici che risalgono al 1481 e attualmente è curato dal Gruppo IX Invicta e dalla Direzione Musei statali della Città di Roma. I fuochi vengono sparati dal Lungotevere Tor di Nona, Ponte Sant’Angelo e altri punti vicino al castello, ma possono essere ammirati anche da zone panoramiche come la sommità del Gianicolo.
La Girandola, ideata da Michelangelo nel 1481, è un’antica tradizione che celebra non solo la festa dei santi patroni ma anche altre occasioni importanti, come l’elezione di un nuovo papa.