Festival di Yulin, stop alla strage di cani: venerdì 21 giugno la protesta a Roma

Hanno deciso di scendere in piazza, di protestare. E per farlo hanno scelto come ‘sede’ l’Ambasciata Cinese, che si trova a Roma, in Largo Ecuador. Le Associazioni Animalisti Italiani Onlus, Stop Plastica, Feline Guardians Without Borders e Partito Animalista Italiano alzeranno la voce e continueranno a ribellarsi, tra indignazione e preoccupazione, al Festival di Yulin, quello che si terrà (come ogni anno) dal 21 al 30 giugno nella regione autonoma di Guangxi Zhuang, in Cina.
Un festival che celebra il solstizio d’estate attraverso la macellazione di migliaia di cani, raggiungendo oltre 10.000 uccisioni ogni anno solo in questi 10 giorni.

La manifestazione contro la strage di cani per il Festival di Yulin
Gli animalisti, quindi, a partire dalle 11 del prossimo venerdì 21 giugno saranno in piazza. E cercheranno di fermare il massacro.
“Il consumo di carne di cane è sicuramente diminuito negli ultimi anni, ma il fenomeno del Dog Meat Trade è ancora molto diffuso e non si è affatto fermato, malgrado la pandemia da covid-19 e la connessione della diffusione del virus con le zoonosi e i wet market asiatici. In tutta l’Asia ogni anno sono 30 milioni gli animali sacrificati per diventare pietanze. Abbiamo organizzato decine di manifestazioni davanti all’Ambasciata cinese, consegnato centinaia di firme, e richiesto per anni incontri all’ambasciatore cinese, ma è l’unico in Italia a cui non è mai importato instaurare un dialogo con gli animalisti. La chiusura della Cina a qualunque richiesta di rispetto di diritti civili e umani è evidente. Una cosa positiva è che migliaia di giovani cinesi non mangiano carne di cane e di gatto, ma è una pratica diffusa in zone come Yulin e riguarda le vecchie generazioni” – hanno affermato le Associazioni Animaliste.
Cosa chiedono gli animalisti
“Dal 2009, anno di nascita di questo macabro festival, chiediamo a gran voce la fine della strage che continua silenziosa anche durante tutto l’anno nei wet market. Ci uniamo alla protesta internazionale che esorta il Governo Cinese a vietare la macellazione di cani e gatti in ogni città del paese. Apprezziamo l’ultima indicazione del Ministero dell’Agricoltura e degli Affari Rurali della Cina che ha escluso cani e gatti dalla lista degli animali ritenuti ‘bestiame’ e li ha classificati come ‘animali da compagnia per gli umani’. Tuttavia, non basta. Ci uniamo ai milioni di cinesi che non consumano carne di cane e gatto e sono contrari a questa ‘usanza’ barbara, ormai inaccettabile” – hanno spiegato gli animalisti.
“In seguito alla pandemia da SARS-CoV2, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha riconosciuto nei wet market l’origine dello spillover che ha innescato la diffusione del virus, causando milioni di morti in tutto il mondo. Purtroppo, le ultime notizie confermano che in Cina i wet market hanno ripreso le attività come prima, ignorando le enormi perdite animali, umane ed economiche causate dalla pandemia. La bomba a orologeria della prossima pandemia mondiale è di nuovo innescata. Durante i dieci giorni del Festival di Yulin, i cani macellati sono randagi e di proprietà, rapiti e sottratti alle loro famiglie. Molti sono affetti da malattie infettive. Privati di cibo e acqua, soffrono in gabbie anguste in cui vengono rinchiusi. Spesso vengono uccisi mentre sono ancora coscienti, bolliti vivi. Inoltre, gli assembramenti di persone per così tanti giorni, con la presenza di carcasse di animali a cielo aperto, rappresentano un alto rischio di innescare nuove infezioni”.
Da qui, quindi, la decisione di protestare e cercare di fermare la strage di animali innocenti. E per farlo hanno scelto proprio l’Ambasciata Cinese a Roma.

(Foto da un comunicato sul sito dell’OIPA)