Festival Mundus, la rinascita culturale delle periferie di Roma secondo Manuel Onorati

Roma, Festival Mundus

A poco più di due mesi dalla chiusura della prima edizione di Mundus – Festival Mondiale delle Arti Performative, l’eco di quell’esperienza continua a risuonare tra le strade e le piazze del Municipio XII di Roma. Nato da un’intuizione di Manuel Onorati, presidente dell’European Alliance of Active Citizens (EAAC) e docente all’Università di Roma Tor Vergata, il festival ha saputo trasformare il territorio in un vero e proprio laboratorio sociale, artistico e formativo.

Abbiamo incontrato Onorati per approfondire le ricadute del progetto, la sua filosofia e le prospettive future di un’iniziativa che ha scelto di investire là dove di solito si taglia: nelle periferie.

Per Onorati, i risultati ottenuti dal festival non si basano su semplici percezioni, ma su dati concreti. Il team ha infatti scelto un approccio scientifico, raccogliendo feedback strutturati attraverso questionari distribuiti ai partecipanti. I numeri parlano chiaro:

  • 94% soddisfatto della qualità degli spettacoli
  • 96% ha apprezzato la varietà artistica
  • 97% desidera una nuova edizione

“Questi dati”, afferma Onorati, “ci dicono che non siamo stati un evento effimero, ma un seme che ha trovato terreno fertile. Le periferie hanno fame di cultura e chiedono di essere protagoniste”.

Un segnale forte, che testimonia quanto sia necessario decentrare la cultura per renderla davvero accessibile, capace di generare appartenenza e partecipazione.

La cultura come strumento di cittadinanza attiva

Onorati non ha dubbi: “La parola ‘periferia’ è fuorviante. È lì che si costruisce la vita quotidiana della maggioranza della popolazione”. Da qui nasce la convinzione che riportare l’arte nei quartieri meno centrali non sia solo una scelta simbolica, ma un atto politico e culturale.

Attraverso eventi gratuiti e accessibili in luoghi come Piazza di Massimina, Mundus ha trasformato lo spazio pubblico in una piazza di incontro, confronto e riscatto. Il festival ha anche prodotto effetti tangibili sul tessuto sociale ed economico locale: piccoli commercianti hanno registrato aumenti di fatturato e la vita di quartiere ha conosciuto un miglioramento percepibile.

“Le periferie”, aggiunge Onorati, “hanno alzato la testa. Hanno dimostrato di essere pronte a uscire dall’invisibilità e a reclamare il loro ruolo attivo nella città”.

Uno dei principi cardine del progetto è l’idea di “scendere in strada per vivere il luogo in cui si abita”. In un’epoca in cui l’isolamento sociale è diventato la norma, Mundus ha offerto un’alternativa concreta: riportare la gente in piazza, creare nuove relazioni, favorire lo scambio tra generazioni e culture.

Famiglie, anziani e giovani si sono ritrovati fianco a fianco per condividere esperienze artistiche, rafforzando il senso di comunità. Questo ha permesso anche di promuovere valori come l’educazione civica, il rispetto e la pazienza, elementi oggi troppo spesso trascurati.

“La cultura non è solo intrattenimento”, sottolinea Onorati. “È uno strumento educativo che aiuta a formare cittadini più consapevoli e solidali”.

Uno degli aspetti più innovativi del festival è stato il suo impatto in termini di formazione e sviluppo di competenze trasversali. I giovani coinvolti – sia come artisti che come organizzatori – hanno avuto l’opportunità di lavorare in team, affrontare problemi logistici e interagire in contesti multiculturali.

Mundus si è così trasformato in un laboratorio esperienziale, offrendo una formazione reale e utile non solo per la carriera, ma anche per la crescita personale. Grazie alla collaborazione con professionisti di alto profilo, molti partecipanti hanno poi scelto di diventare cittadini attivi nel proprio quartiere, contribuendo alla costruzione di un nuovo senso di comunità.

Inclusione e accessibilità

L’accessibilità non è stata un’aggiunta, ma una componente essenziale del progetto. Gli spazi del festival sono stati completamente accessibili anche a persone con disabilità motorie, grazie a percorsi facilitati, aree riservate e personale di supporto.

Ma l’inclusione è andata oltre le barriere fisiche: Mundus ha offerto traduzioni degli spettacoli in lingua straniera, volontari multilingue e laboratori gratuiti per l’apprendimento delle lingue attraverso l’arte.

L’obiettivo era chiaro: abbattere ogni ostacolo alla partecipazione e rendere la cultura un bene realmente condiviso, capace di stimolare la curiosità, il dialogo e l’incontro.

Il futuro di Mundus è già in costruzione. L’entusiasmo dei partecipanti, l’impatto documentato sul territorio e la risposta positiva dei commercianti dimostrano che il progetto ha colto un bisogno autentico.

L’intento è ora quello di replicare il modello in altri contesti urbani fragili, rendendo il festival un punto di riferimento per politiche culturali più eque e inclusive.

“Mundus non è un punto d’arrivo, ma un punto di partenza”, conclude Onorati. “Vogliamo creare una rete stabile tra cultura, innovazione, tradizione e cittadinanza. La nostra visione è quella di una città dove ogni quartiere può diventare un centro culturale, un luogo di crescita condivisa e sostenibile”.