Fini in aula: ingannato dai Tulliani. Laboccetta: “Ma quale astio, lui organizzò un golpe con Napolitano”…

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‘’La vendita dell’appartamento di Montecarlo è stata la vicenda più dolorosa per me, sono stato ingannato da Giancarlo Tulliani e dalla sorella Elisabetta. Solo nel dicembre 2010 ho scoperto che il proprietario della casa era Tulliani e ho interrotto i rapporti con lui’’. Lo ha detto Gianfranco Fini sentito in aula a Roma nel processo per riciclaggio che lo vede imputato con, tra gli altri, la sua compagna Elisabetta Tulliani, il fratello Giancarlo Tulliani e il padre Sergio Tulliani.

Al centro della vicenda la casa di Montecarlo

Al centro della vicenda giudiziaria che riguarda l’ex presidente della Camera c’è la vendita della casa di Montecarlo, lasciata in eredità dalla contessa Annamaria Colleoni ad Alleanza Nazionale. La casa acquistata, secondo l’accusa, da Giancarlo Tulliani attraverso società off-shore con i soldi di Francesco Corallo, accusato di associazione a delinquere finalizzata al peculato, riciclaggio ed evasione fiscale.

I Tulliani pagarono la casa 300mila euro e la rivendettero per oltre 1,3 milioni

Un’operazione effettuata nel 2008, per poco più di 300mila euro e che con la vendita dell’immobile nel 2015 fruttò un milione e 360mila dollari. Fra gli altri imputati a processo c’è anche l’ex parlamentare di Forza Italia Amedeo Laboccetta. ‘’Anche il comportamento di Elisabetta mi ha ferito – ha aggiunto Fini -. Ho scoperto solo dagli atti del processo che lei era comproprietaria dell’appartamento e poi appresi anche che il fratello le bonificò una parte di quanto ricavato dalla vendita. Tutti fatti che non conoscevo’’.

Fini accusa Laboccetta

Rispondendo alle domande dei difensori e del pm, l’ex presidente della Camera ha aggiunto: ‘’Sono stato coinvolto in questo processo in seguito a decine di dichiarazioni false fatte da Amedeo Labocetta per un astio politico, nei miei confronti, che era ben noto. Il 2010 era l’anno del mio scontro con Silvio Berlusconi, il clima era diventato incandescente e agli occhi di molti ero un bersaglio da colpire’’, ha concluso Fini.

Laboccetta: Fini organizzò il colpo di Stato contro Berlusconi

Pronta la replica di Laboccetta. “Gianfranco Fini continua a mentire pesantemente”. Lo dichiara all’Adnkronos Amedeo Laboccetta, presidente dell’associazione culturale Polo Sud ed ex deputato di centrodestra, chiamato in causa dall’ex presidente della Camera. Fini ha detto di essere coinvolto nel processo “in seguito a decine di dichiarazioni false fatte da Amedeo Laboccetta per un astio politico”. “Per quanto riguarda la vicenda specifica – sottolinea Laboccetta – io non ero mosso da astio. La mia è stata un’iniziativa politica, che ho descritto nei minimi particolari in un libro nel quale io accuso Gianfranco Fini e Giorgio Napolitano di aver orchestrato un vero e proprio colpo di Stato nei confronti del Governo Berlusconi. Non ho mai ricevuto né querele né smentite.

Che lui ora dica che si trova in un processo per colpa mia o per astio, queste sono accuse risibili. Vedremo come uscirà da quella vicenda, ma nel frattempo non si deve arrampicare sugli specchi. Io ho raccontato la verità e sarebbe il caso, dopo tanti anni, che Fini la smettesse di mentire e raccontasse tutto su quegli anni terribili”, conclude Laboccetta.

Feltri: se è come dice lui, è stato solo un ingenuo

“Ho sentito le dichiarazioni di Gianfranco Fini, e la cosa è sorprendente. Naturalmente andranno verificate. Ma se è così come dice si è fatto fregare da quella che era una sorta di moglie, e questo mi dispiace. Certo, è stato anche un po’ ingenuo, però se così fosse la sua colpa diminuisce parecchio dopo le dichiarazioni che ha fatto”. Così Vittorio Feltri commenta le dichiarazioni di Fini. Feltri era direttore del Giornale all’epoca in cui il quotidiano fece il clamoroso scoop sulla vicenda che costò la carriera politica all’ex leader di Alleanza Nazionale. “Se gli credo? Beh, se dice che la società che ha acquistato la casa aveva tra i suoi soci e il fratello, la cosa fa riflettere, significa che è stato imbrogliato anche lui -afferma Feltri- E io quando uno è stato imbrogliato lo posso accusare di ingenuità, ma non di essere un fetente”.