Fiumi di droga da Spagna e Marocco a Roma e litorale Pontino: 16 arresti, ci sono anche 2 poliziotti (e altri 5 sono indagati)-VIDEO

Due poliziotti arrestati, altri cinque indagati. L’accusa è di aver dato protezione e favori: avrebbero manomesso sequestri, alterato verbali, addirittura restituito chili di droga ai narcos. A Roma, sette agenti della Polizia di Stato – tutti in servizio, all’epoca dei fatti, nel commissariato di San Lorenzo, poi spostati in altri commissariati – sono finiti sotto inchiesta per aver coperto e spalleggiato una delle più attive organizzazioni criminali marocchine dedite al traffico di hashish e marijuana. Un intreccio di complicità che scuote dalle fondamenta la credibilità delle istituzioni.
Maxi operazione antidroga tra l’Italia, il Marocco e Roma l’area pontina: 16 arresti
Mentre tonnellate di droga viaggiavano dalla Spagna e dal Marocco verso le piazze di spaccio di Roma e provincia, c’era chi – con tanto di divisa e distintivo – si assicurava che il carico arrivasse a destinazione. Secondo l’indagine coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia, i poliziotti coinvolti non si sarebbero limitati a chiudere un occhio: avrebbero contribuito attivamente al successo del traffico. Le accuse sono pesantissime: peculato, falso ideologico, omissione d’atti d’ufficio e detenzione di droga a fini di spaccio.

I registi della filiera dell’hashish
Dietro l’operazione c’era una vera macchina da guerra. A guidarla, due fratelli marocchini, che dall’estero coordinavano una rete composta da corrieri, stoccatori, raccoglitori di denaro e referenti locali. Tutto funzionava come un ingranaggio perfetto: i carichi partivano, arrivavano e venivano smistati su un mercato che, secondo gli investigatori, era attivo almeno dal 2021. Ma il dettaglio più inquietante è la protezione istituzionale che questa rete avrebbe ricevuto.
Le “dimenticanze” degli agenti: droga sottratta e restituita ai narcos
Due episodi, in particolare, hanno acceso i riflettori sulle complicità interne. Il 10 novembre 2022, durante una perquisizione a casa di un affiliato, 15 chili di hashish sarebbero stati sottratti ma mai messi a verbale: la droga, dicono le accuse, è poi finita di nuovo nelle mani della gang. Il 22 novembre, altri 59,5 chili sequestrati ufficialmente sono misteriosamente spariti e ricomparsi in un parcheggio della periferia romana, consegnati direttamente dai poliziotti a due membri del clan. In entrambi i casi, i documenti ufficiali sarebbero stati falsificati e manipolati.
Logistica militare, armi e soldi sporchi: l’impero della gang
L’inchiesta ha messo in luce l’esistenza di una struttura solida, armata e organizzata, che usava auto con doppi fondi, telefoni criptati e una cassa comune per stipendi e sostegno legale ai membri arrestati. Il traffico – che ruotava tra Casal Boccone, Fonte Meravigliosa, e i quartieri di spaccio come Don Bosco, Spinaceto, Pigneto e Alessandrino – era gestito con una logica quasi aziendale: ruoli chiari, gerarchia interna, e una rete di distribuzione capillare.
Il blitz: sedici arresti e tonnellate di droga sequestrate
Il colpo arriva ora con una maxi operazione della Guardia di Finanza e della Squadra Mobile, su mandato della Procura di Roma. In totale, 16 persone sono state raggiunte da misure cautelari: 13 in carcere e 3 ai domiciliari. Sono accusate, a vario titolo, di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, detenzione illegale di armi, ricettazione, rapina e riciclaggio. Finora sono stati sequestrati oltre 660 chili di hashish e 50 di marijuana, mentre il gruppo sarebbe riuscito a far entrare in Italia più di 1,4 tonnellate di droga.