Fiumicino, abusivi i due appartamenti usati come B&B con terrazza vista mare: stangata di Comune e Tribunale
Fiumicino, due appartamenti trasformati in struttura ricettiva turistica, con tanto di maxi terrazza affacciata sul mare, ma privi delle autorizzazioni necessarie. È qui che prende forma la vicenda giudiziaria che ha portato il TAR del Lazio a confermare l’ordine di demolizione emesso dal Comune di Fiumicino.
Gli immobili, ubicati in un’area residenziale ad alta pressione edilizia, erano stati modificati e ampliati nel tempo fino a diventare un vero e proprio B&B, pubblicizzato come casa vacanza con ampi spazi esterni e servizi aggiuntivi. Tutto però era stato realizzato senza i relativi titoli urbanistici.
A distanza di oltre due anni dall’ordinanza comunale, la controversia arriva ora a un punto fermo: il ricorso del proprietario è stato rigettato. La struttura dovrà tornare allo stato originario, e sulle opere abusive cala la scure della demolizione.
Fiumcino, interventi non marginali: nuove volumetrie e strutture aggiuntive
Il sopralluogo degli uffici tecnici e della Polizia Locale, effettuato nel luglio 2021, aveva messo nero su bianco un quadro chiaro: gli interventi eseguiti non erano piccole modifiche interne o lavori di ristrutturazione ordinaria, ma opere edilizie vere e proprie, con incremento di superfici e volumi.
Tra gli interventi contestati: creazione di due nuove unità immobiliari destinate ad uso residenziale e turistico-ricettivo (50 e 130 mq).
Ampliamento del piano superiore fino a costituire un appartamento di circa 100 mq. Realizzazione di tettoie, porticati e lavanderie esterne. Costruzione di un terrazzo panoramico di circa 50 mq, poi sfruttato come terrazza vista mare per gli ospiti. Elementi tutt’altro che secondari: la struttura era stata trasformata, ampliata e adattata a un’attività ricettiva, con evidenti benefici economici rispetto a una normale abitazione privata.
Il contenzioso: tentativi di sanatoria e accuse di carente motivazione
Il proprietario aveva giocato le sue carte sul piano giuridico sostenendo che alcune opere potessero essere sanate con SCIA o CILA, e che altre fossero già coperte da vecchie domande di condono. Aveva inoltre denunciato l’assenza di una comunicazione preventiva dell’avvio del procedimento e la presunta carenza di motivazione dell’ordinanza comunale.
Il TAR, però, ha respinto ogni rilievo. Per i giudici, l’ordine di demolizione è un atto vincolato: quando esiste un abuso edilizio accertato, l’amministrazione non deve valutare discrezionalmente cosa fare, ma è obbligata a ordinare il ripristino dei luoghi.
Né è necessario inviare un preavviso al proprietario, che, essendo autore o gestore dell’abuso, è considerato consapevole della sua stessa posizione.
La sentenza sottolinea inoltre che un condono pendente non autorizza a continuare a costruire: le opere aggiuntive al primo piano sono state eseguite dopo la domanda di sanatoria, e per questo restano irregolari e demolibili.
Il contesto: un territorio che torna sotto controllo
La vicenda si inserisce in una linea di intervento già evidenziata nei mesi scorsi con il caso dell’isola ecologica, quando il Comune era intervenuto per correggere utilizzi impropri e carenze gestionali. Se allora l’attenzione era rivolta a spazi pubblici, oggi l’azione riguarda il tessuto privato, ma il principio non cambia: nessun abuso è tollerabile, soprattutto in aree costiere dove il mercato turistico cresce e richiede regole chiare.
La pressione immobiliare, la domanda di alloggi brevi e la possibilità di ricavare reddito dagli affitti estivi rendono il litorale particolarmente esposto a trasformazioni “spontanee” e non autorizzate. Il rischio è duplice: alterazione dell’equilibrio urbano e concorrenza sleale verso chi opera nel rispetto delle norme.
Una sentenza che guarda al futuro della costa
Il TAR ha quindi confermato integralmente la sanzione demolitoria e la multa. Per il Comune, si tratta di una decisione che rafforza l’obbligo di tutela del territorio e del paesaggio costiero. Per gli operatori del settore turistico, un segnale inequivocabile: lo sviluppo ricettivo non può prescindere dalla legalità.
In un momento in cui Fiumicino punta a valorizzare il turismo, questa sentenza afferma un principio cruciale: crescere sì, ma senza perdere controllo e identità.
La terrazza vista mare dovrà sparire. Restano, invece, il monito e la direzione tracciata: nessun vantaggio economico può prevalere sulle regole che governano il territorio.